Benedetto XVI° e le sue dimissioni

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“In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen”.

Traduzione: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia”.
Bisogna certamente interpretare come un segno dei tempi questo avvenimento? Io credo proprio di si.
Recentemente il Papa ha subito in segreto un intervento al cuore, ma si parla anche di altro, umanamente è più che comprensibile che un uomo della sua età, non abbia più le forze di un tempo. Ultimamente gli scandali che hanno riguardato la Chiesa sono stati numerosi, e probabilmente non riesce più a tener testa o peggio a nascondere certe evidenze che gettano vergogna  e sfiducia sul trono di Pietro.
A pesare su Ratzinger non è solo la salute. Come un macigno sulla cupola di San Pietro sono arrivati gli scandali legati alla pedofilia. Soprattutto quello che viene dagli Stati Uniti, dove l’arcivescovo di Los Angeles Josè Gomez ha sollevato da ogni incarico il suo predecessore Roger Mahony. Una decisione che ha scosso tutto il vaticano dopo la pubblicazione sul sito internet della diocesi, per imposizione del tribunale, delle carte che parlano di episodi di pedofilia consumati da 122 sacerdoti. Uno scandalo senza precedenti che ha piegato la credibilità della Chiesa e ha messo in discussione la fermezza della fede dei cattolici. Come se non bastassero gli scandali e i problemi di salute, Benedetto XVI è stato piegato anche dalle lotte di potere che si vivono all’ombra del colonnato del Bernini. Ratninger voleva condurre la Chiesa verso una “Seconda Repubblica”, ripulendola dalle lotte intestine tra cardinali e arcivescovi. Il tentativo è fallito miseramente. In tanti nel suo gesto vedono una resa verso un muro duro che protegge tutti gli affari legati alle stanze vaticane. Anche nelle ore delle sue dimissioni le lotte di palazzo sono emerse. C’è chi sapeva da tempo della decisone del Papa, mentre c’è chi come il cardinale Angelo Sodano che ha parlato di un “fulmine a ciel sereno”. Il Papa ha dovuto lasciare oppure ha lasciato? Su questa domanda si basa il futuro della Chiesa. Il Conclave sarà teso. Dopo l’extra omnes i porporati saranno chiamati ad un compito di responsabilità. Questo “rifiuto” chiede alla Chiesa di darsi nuove regole e nuovi assetti di potere. Ratzinger aveva lasciato il suo pallio sulla tomba di Celestino V che lasciò il Soglio di Pietro nel 1294. Il Papa sapeva già che il suo destino sarebbe stato legato a quello di un uomo che secoli prima aveva avuto il coraggio o la “viltade” di dire “basta”. Ora tocca al Vaticano e al prossimo Papa spiegare con il suo Pontificato, cosa Ratzinger ha sbagliato o cosa attorno a lui era tremendamente errato.
Ma sicuramente tutto questo si lega ai segni dei tempi. Anni fa abbiamo pubblicato sul nostro giornale le famose profezie sui Papi che il vescovo irlandese Malachia scrisse intorno al 1140. Pare che queste profezie furono ispirate a Malachia da San Bernardo e furono pubblicate per la prima volta dal benedettino Arnold Wion nel 1595 nel suo libro “Lignum vitae”, è interessante sapere che quasi tutte queste profezie si sono fin ora avverate. Riguardano soprattutto i luoghi di provenienza dei Papi, lo stemma di famiglia o eventi storici che avrebbero caratterizzato vari pontificati. Sono costituite da 111 motti latini che descrivono fedelmente gli 111 papi che si sarebbero seduti sul trono di Pietro dal 1143 fino alla fine dei tempi. Queste che seguono sono le profezie degli ultimi 6 Papi da Giovanni XXIII al 112° Papa, l’ultimo. 

Giovanni XXIII° (1958-1963) è Il 107° Papa ed è stato definito ” Pastor et nauta”. Angelo Roncalli era di umili origini (pastor), fu Patriarca di Venezia (nauta) e traghettò la Chiesa nel mare ignoto della modernità attraverso il Concilio Vaticano II. Una curiosità: tra i papabili del Conclave del 1958 c’era il cardinale francoarmeno Agagianian, il quale sullo stemma aveva un pastore e un’ancora. Se fosse stato eletto lui, la profezia si sarebbe realizzata davvero in modo clamoroso! Giovanni XXIII° divulgò la versione diplomatica del terzo segreto di Fatima alle maggiori potenze mondiali in occasione della crisi di Cuba, nel 1962. 

Paolo VI, Papa (1963-1978), è il 108° Papa definito “Flos Florum”, cioè fiore dei fiori, secondo il simbolismo floreale è il giglio. Nello stemma di Giovanbattista Montini appaiono difatti tre gigli. La sua morte avvenne molto vicina ad alcune sue pesanti dichiarazioni tra cui: “Il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio” 

Giovanni Paolo I (1978) è stato il 109° Papa definito da Malachia “De medietate lunae”. Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia, è definito “il tempo di una luna” con riferimento al mese lunare. Infatti, il suo pontificato durò dal 26 Agosto al 28 Settembre 1978: solo 33 giorni! Alcuni però hanno contestato quest’attribuzione, essendo la durata di mezzo mese lunare di soli 14 giorni. Forse il “medietate” del motto va invece inteso come “mediazione”, nel senso di un pontificato di transizione data la sua brevità. Anche il nome al secolo del pontefice dà adito a suggestive speculazioni, alludendo a “luce albina”, cioè bianca, ovvero al pallido candore della Luna. La sua morte rimane un mistero ed esistono varie scuole di pensiero tra cui la probabilità dell’omicidio per avvelenamento a causa delle importanti riforme che si accingeva a fare in ambito economico e spirituale. 

Giovanni Paolo II, (1978 – 2005), è il 110° definito ” De labore solis “
Karol Wojtyla verrà ricordato come il Papa polacco, e molto probabilmente Malachia si riferisce al fatto che egli proviene da un paese dell’est (levante del sole); ma c’è anche chi ha appuntato l’attenzione sull’enorme lavoro di diffusione della fede intrapreso durante il suo pontificato: egli è il Papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo, ed ha portato la Chiesa a possedere un “regno” su cui sembra non tramontare mai il Sole. Ha mantenuto il suo mandato fino alla fine dichiarando:”dalla croce non si scende”. 

Ed eccoci al presunto penultimo Papa, il 111° Benedetto XVI dal 2005 al 28 febbraio del 2013 definito “De gloria olivae” il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, viene indicato attraverso il segno dell’ulivo, simbolo di pace: egli stesso nella sua prima Udienza Generale del 27 Aprile 2005 ha voluto richiamarsi a Benedetto XV, il Papa che tentò in ogni modo di porre fine alla prima guerra mondiale: “egli”, ha detto Ratzinger, “fu coraggioso e autentico profeta di pace, e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra, e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio”.
Bisogna tenere in considerazione il fatto che Ratzinger è stato il Prefetto dell’Ufficio della Congregazione per la Dottrina della Fede che fu istituita nell’anno 1542 da papa Paolo III con la costituzione apostolica “Licet ab initio” inizialmente con il nome di “Sacra Congregazione della Romana e Universale Inquisizione” e con lo scopo di vigilare sulle questioni della fede e di difendere la Chiesa dalle eresie. Questo organismo sostituì l’istituzione ecclesiastica nota nel Medioevo come Santa Inquisizione. Dopo successive riforme e ampliamenti di competenze, Papa Pio X cambiò il nome del dicastero in quello di “Sacra Congregazione del Sant’Uffizio” con la costituzione apostolica “Sapienti consilio” del 29 Giugno 1908. Il 7 Dicembre 1965 papa Paolo VI ridefinì le competenze e la struttura della Congregazione e ne mutò l’antico nome di Sant’Uffizio in quello attuale con il motu proprio “Integrae servandae”. Fino al 1968, il prefetto della Congregazione era il Papa, il quale però raramente esercitava tale funzione, delegando tale compito ad un cardinale, con il titolo di segretario. A partire da tale data il titolo di prefetto spetta al cardinale posto a capo del dicastero e il segretario è la seconda carica in ordine di importanza della congregazione. Nel 1988 con la costituzione apostolica “Pastor Bonus”, Giovanni Paolo II ne ridefinisce nuovamente le competenze.
Il 25 Novembre 1981 Papa Giovanni Paolo II nominò Ratzinger prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l’organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sulla correttezza della dottrina cattolica, carica che manterrà fino all’elevazione al soglio pontificio. In qualità di prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, fu autore dell’epistola De Delictis Gravioribus datata 18 Maggio 2001 e rivolta a tutti i vescovi e ad altri membri della gerarchia della Chiesa cattolica. Successivamente, è stato citato come imputato dalla Corte distrettuale della contea di Harris (Texas), perché accusato di “ostruzione della giustizia” a seguito dell’invio dell’epistola. Secondo l’accusa, il documento della Congregazione potrebbe aver favorito la copertura di prelati coinvolti nei casi di molestie sessuali negli Stati Uniti (molti dei quali su minorenni). Il 20 Settembre 2005 però il Dipartimento di Stato statunitense ha accolto la richiesta di concedere al Papa l’immunità diplomatica, in quanto capo in carica di uno Stato sovrano, esentandolo di fatto dal processo.
In questi anni, in cui era prefetto dell’ex sant’uffizio, si è occupato molto della vicenda “Fatima” seguendo con interesse lo svolgersi degli avvenimenti soprattutto legati all’unica superstite suor Lucia, ora deceduta. Nell’anno 2000 in pieno giubileo malgrado Suor Lucia fosse in ottime condizioni di salute così come Papa Giovanni Paolo II, fu Ratzinger a divulgare alla stampa mondiale il presunto Terzo Messaggio di Fatima, ma il testo era solo la versione simbolica del messaggio infatti non corrispondeva assolutamente con quello divulgato da Giovanni XXIII in occasione della crisi di Cuba, e confermato più volte da Monsignor Corrado Balducci. Eppure nell’intervista rilasciata nel 1984 al giornalista Messori, Ratzinger rivelava diverse comunicazioni da quelle annunciate nel Giubileo del 2000.
Domanda – “Circolano nel mondo versioni mai smentite che descrivono i contenuti di quel segreto come inquietanti, apocalittici, annunciatori di terribili sofferenze, lo ha confermato Giovanni paolo II in occasione della sua visita in Germania e prima di lui Paolo VI nel suo pellegrinaggio a Fatima. Perchè allora non si è mai deciso di renderlo pubblico questo importante messaggio della Madonna?
Risposta – “Se fin ora non si è presa questa decisione – risponde – non è perchè i papi vogliano nascondere qualcosa di terribile”
Domanda – “Dunque qualcosa di terribile c’è?”
Risposta – “Se anche ci fosse – replica, evitando di spingersi oltre -, ebbene questo non farebbe che confermare la parte già nota del messaggio di Fatima. Da quel luogo è stato lanciato un messaggio severo, che va contro la faciloneria imperante, un richiamo alla serietà della vita e della storia, ai pericoli che incombono sull’umanità. E’ quanto Gesù stesso ricorda assai spesso, non temendo di dire: “Se non vi convertite, tutti perirete” . Dunque a buon intenditore poche parole!
Ma veniamo alla profezia del 112° Papa. La profezia sul 112º papa, Petrus Romanus, si collega alla fine della Chiesa e alla distruzione di Roma dopo l’ascesa al soglio pontificio dell’ultimo papa proprio come riferisce un passo dell’Apocalisse:
È caduta, è caduta Babilonia la grande, ed è diventata covo di demoni, carcere di ogni spirito immondo, carcere d’ogni uccello impuro e aborrito e carcere di ogni bestia immonda e aborrita. Perché tutte le nazioni hanno bevuto del vino della sua sfrenata prostituzione, i re della Terra si sono prostituiti con essa e i mercanti della Terra si sono arricchiti del suo lusso sfrenato» (18,2-3).
Sono in molti a credere che Pietro Romano non sia riferito a un Papa, bensì al Cardinal Camerlengo che, alla morte del pontefice regnante, siede sul trono di Pietro in attesa dell’elezione del successivo. Da notare che l’attuale Camerlengo dal 4 Aprile del 2007 è il Card. Tarcisio Pietro Evasio Bertone, nato a Romano Canavese nel 1934. Notevole la coincidenza che nel suo nome completo sia contenuta la parola Pietro e nella sua località di nascita ci sia la parola Romano. E’ da notare che nessun pontefice per tradizione assume il nome Pietro, e Malachia non specifica che Pietro Romano sia un Papa.  Richiamando alla memoria una famosa frase di Giovanni Paolo II: “chi vivrà vedrà”.  Quindi solo il tempo potrà svelare la verità. Come spesso riferisco nelle numerose conferenze, tutto sta per cominciare e la fine del 2012 ha dato inizio al nuovo tempo di trasformazione, un tempo nel quale tutto necessariamente dovrà compiersi per riportare l’equilibrio andato perso in millenni di storia. Vorrei concludere con una rivelazione che Eugenio mi ha dato alcuni mesi prima di lasciare questo mondo: “Ciò che conta non è il tempo, ma i segni, e questi si stanno per manifestare con tutta la loro potenza…”

Giuliano Falciani 
11 Febbraio 2013

Fonti:
Osservatore Laziale,
Wikipedia,
www.libero.it,
www.repubblica.it,
www.boocks.it,
associazionesaras.it

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