Messaggio 2 tramite George Adamski
Messaggio ricevuto da George Adamski durante uno dei suoi viaggi a bordo di astronavi extraterrestri
Nell’immensità dell’Infinito vi sono molte forme. Ha potuto vederlo nel corso delle due visite alle nostre astronavi, al di là dei confini dell’atmosfera del suo pianeta. Tali forme di vita variano in grandezza, dalle particelle di polvere infinitamente piccole, invisibili agli occhi umani, fino ai pianeti ed ai soli più grandi, che sono innumerevoli. Tutti sono immersi nell’oceano di un’Unica Potenza, alimentati da un’Unica Vita.
Sul vostro mondo, voi avete assegnato nomi alle molte forme che vi avete visto: uomo, animale, pianta, e così via. I nomi servono soltanto per la percezione dell’uomo, mentre nell’oceano infinito sono inutili e insignificanti, nelle forme in cui li conoscete. L’Intelligenza Infinita non può darsi un nome, perché è completa e perfetta. E tutte le forme hanno sempre dimorato, e dimoreranno sempre nella Totalità.
Tra le molte forme, quella che voi chiamate “uomo” afferma di possedere l’unica vera intelligenza, sulla vostra Terra. Tuttavia, questo non è vero. Nel vostro mondo e dovunque nell’Universo sconfinato, non vi sono manifestazioni che non esprimano l’intelligenza, in cuna certa misura. Infatti, il Divino Creatore di tutte le forme si esprime attraverso la Creazione: è la sua manifestazione, un’espressione-pensiero della sua intelligenza.
In quanto uomo, lei non è niente più e niente meno di questo. Infatti la vita stessa da cui è alimentata ogni forma, e l’intelligenza che si esprime per suo mezzo, è un’espressione divina.
Nella stragrande maggioranza, gli uomini della Terra non sanno questa verità, e trovano molte pecche in tutto ciò che sta al di fuori del loro io personale, perché non si rendono conto che ogni forma esprime il proprio scopo e rende il servizio per il quale è stata creata.
Non esiste una forma che sia in grado di giudicarne un’altra, poiché tutte le forme sono soltanto i servitori dell’Unico Supremo. Nessuno sa tutto ciò che vi è da sapere, perché nessuno conosce tutto ciò che è: e questo è noto solo all’Onnisciente. Ma tutte le forme, servendo umilmente e con zelo, acquistano una maggiore comprensione della fonte da cui ricevono la loro saggezza: la stessa forza vitale grazie alla quale esistono.
Nella concezione completa, tutte le manifestazioni di tutte le forme sono come fiori bellissimi in un immenso giardino, in cui sbocciano molte specie di molti colori, in un’armonia generale. Ogni fiore sente se stesso attraverso la manifestazione di un altro. Ciò che sta in alto abbassa lo sguardo verso ciò che sta in basso. I colori svariati costituiscono una delizia per tutti. I modi dello sviluppo destano il loro interesse e intensificano il desiderio della realizzazione. Osservando la bellezza che dorme e che gradualmente, in un giorno o in un secolo, si dispiega, si scopre gradualmente la concezione generale, nel colore e nella fragranza dolcissima. Ogni fiore si gloria della propria funzione, del servizio reso agli altri; e a sua volta riceve da tutti gli altri. Tutti, in questo immenso panorama di bellezza, donano e ricevono, e sono i canali attraverso i quali fluisce una melodia che proviene dall’Altissimo.
Perciò, alcuni servono ai piedi del trono, mentre altri servono al di sopra del trono e attorno ad esso. Ciascuno si fonde con tutti gli altri, ed esprime esclusivamente gioia, perché ha il grande privilegio di servire.
Lo stesso si può dire dell’espressione umana: lei sa bene che l’uomo avrebbe dovuto imparare a vivere in conformità con questa legge, fin dall’inizio della sua presenza sul vostro mondo. Ma non riuscì ad imparare questa lezione: se l’avesse imparata, la vostra Terra sarebbe stata un giardino di gioia: il giardino di un eterno desiderio di servire. Ma l’uomo, nella sua assenza di comprensione, ha distrutto l’armonia della sua presenza sulla Terra. Vive nell’inimicizia verso il suo simile, e la sua mente è divisa, in preda alla confusione. Non ha mai conosciuto la pace, non ha mai visto la vera bellezza. Per quanto si glori delle sue conquiste materiali, vive tutt’ora come un’anima perduta.
E chi è l’uomo che vive in queste tenebre? E’ il mortale che non ha saputo servire l’Immortale! E’ colui che parla della “Via”, ma non la ricerca. E’ colui che teme tutte le cose che stanno al di là della comprensione della sua mente incatenata. E’ colui che ha rinnegato il desiderio del suo spirito.
L’uomo è diventato, lentamente, paura: una paura che sta costantemente in guardia contro tutte le forme di vita, contro tutte le cose. Infatti, se questa paura si allontanasse dalla propria ombra, cesserebbe di esistere. E’ questo che fa dell’uomo un prigioniero, fino al termine della sua esistenza mortale.
In verità, l’uomo oggi vive desolato sulla Terra, oppresso dalla paura e dal timore di ciò che chiama morte, la fine della sua vita mortale, solo nel deserto delle sue tenebre personali. Eppure è stato l’uomo stesso a causare la desolazione che ora deplora con tanta amarezza, perché non ha voluto servire come servono tutte le forme più umili che lo circondano. Invece, l’uomo continua a distruggere le manifestazioni di altre forme di vita, con il solo scopo di sopravvivere. Non è riuscito a comprendere la ricchezza che esse avrebbero potuto donargli, se avesse permesso loro di servire come erano destinate a fare.
Ahimè! Il campicello dell’uomo, sulla Terra, è veramente sterile. I semi che getta nella sua limitata comprensione portano soltanto frutti amari. Ma egli continua a rimanere incatenato alla sua ignoranza, ripete i suoi errori nel corso dei secoli, e spera ancora di trovare ciò che il suo cuore desidera, ciò che tutta la sua anima invoca. L’uomo teme di allontanarsi dalle fondamenta della Terra, gettate da lui stesso, per timore che vengano occupate da qualcun altro, e alla fine non avrà nulla. Perciò sta in guardia contro ciò che non è eterno ma che, per il momento, si trova in un processo di cambiamento e di decadenza: i suoi occhi sono ciechi a ciò che accade. Ha imprigionato in se stesso la luce che avrebbe potuto guidarlo sulla via dell’Unità Eterna: una gioia raggiunta da tutti coloro che hanno saputo percorrere quella via. Costoro sono i servi, i figli e le figlie dell’Unico Padre, in tutti i mondi: il Padre, creatore di quel campo bellissimo dalle molte forme, dai molti colori, dalle molte sfumature, dalle molte altezze e dalle molte profondità, dalle molte delizie che esprimono, giorno e notte, un canto corale di armonia celestiale, al quale tutti possono partecipare.
Figlio mio, non deve scoraggiarsi se sulla sua Terra deve affrontare il ridicolo e l’incredulità. Con la comprensione che noi le abbiamo donato, adesso comprenderà perché non può essere altrimenti. Dica ai suoi fratelli e alle sue sorelle ciò che ha imparato. Vi sono molti che hanno cuori e menti aperte, ed il loro numero continuerà ad aumentare.