Malattie dentali: una piaga moderna

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Il problema negli Stati Uniti, cosi come in molti altri paesi industrializzati, le carie dentali rappresentano un enorme problema. Non si tratta di un problema nuovo, dato che è presente sin dagli inizi del processo di industrializzazione. Carie dentali, caduta dei denti, malattie gengivali (parodontopatie) ed altri problemi orali sono diffusi e presenti ovunque.

Per far fronte alle conseguenze del deterioramento dei denti, da 150 anni gli odontoiatri riempiono le nostre bocche con mercurio. In virtù di tali misure il governo ha proclamato la vittoria sul deterioramento dentale, citando il fatto che “avendo beneficiato della fluorizzazione dell’acqua e di dentifrici al fluoro, la generazione del boom demografico sarà la prima i cui componenti nel loro complesso manterranno i propri denti nel corso dell’intera esistenza”. Ma consideriamo più attentamente le cifre. Ci vogliono sconsideratamente indurre a credere che le cose stanno migliorando, che la loro strategia ha funzionato e che ce la stiamo cavando alla grande con otturazioni al mercurio e fluorizzazione dell’acqua. Le statistiche stanno comunque ripristinando la  corretta ottica.

Attualmente nei soli Stati Uniti vi sono circa 100.000 dentisti che applicano ogni anno 100 milioni di otturazioni al mercurio. Un numero di cittadini statunitensi, valutato nell’ordine dei 140 milioni, ha almeno una di tali otturazioni, mentre il 25 per cento dell’intera popolazione ha almeno una carie non curata (e chi può biasimare costoro per evitare la cura). Un sorprendente 20 per cento di tutti gli adulti di età compresa fra i 55 e i 64 anni si ritroverà a perdere tutti denti! Un adulto – di età inferiore a quella appena citata – su 250 condividerà anch’egli un destino analogo.

Deformità congenite della mandibola e dell’arcata dentale, denti del giudizio inclusi, necessità di apparecchi e terapie ortodontiche, denti torti, malattie gengivali, piorrea, gengiviti, cancri orali e canali radicolari sono talmente diffusi e comuni che in qualche modo interessano pressoché chiunque. Siamo giunti ad accettare le malattie dentali come un inevitabile luogo comune; sembra che gli USA siano un paese fondato sulla nozione che la perdita dei denti sia un intento patriottico, caratterizzato dalle note storielle per bambini secondo cui George Washington, padre della nostra nazione, portava dentiere di legno!

In rapporto a tutti gli altri problemi sanitari che il nostro paese sta attraversando,  questo sembra rivestire un’importanza minore. Le autorità di governo lo hanno prontamente “nascosto sotto il tappeto”. Chiunque abbia mai sofferto il dolore provocato da un dente cariato è ben consapevole del reale prezzo di tale affezione in termini di estrema sofferenza. Alcuni sostengono che le carie dentali sono soltanto la punta dell’iceberg e che costituiscono il piccolo sintomo di un problema più ampio, che viene sempre più occultato man mano che cerchiamo di risolverlo con l’approccio attuale.

Per risolvere il problema delle carie dentali, il nostro sistema sanitario presenta due semplici soluzioni: otturare o estrarre il dente. Quando non ci sono più denti, sembra che il problema sia risolto in modo definitivo; tuttavia per coloro che sono costretti a vivere senza denti, il problema semplicemente si moltiplica. A parte l’aspetto alterato che determinano, le dentiere possono rivelarsi disagevoli e a quanto sembra non svolgono una funzione particolarmente efficace nella masticazione del cibo; di conseguenza, nella popolazione anziana la malnutrizione è assai comune e non è fuori luogo pensare che la perdita totale dei denti favorisca tale condizione.

La American Dental Association (ADA) ed altri enti si propongono di curare la carie dentaria come un problema “locale”, una propaganda che ci viene propinata da generazioni. Il loro dogma centrale è che la carie derivi da un’eccessiva proliferazione di batteri nel cavo orale, batteri alimentati da dolciumi, zuccheri e amidacei. Questi organismi, dicono, producono acidi che corrodono lo smalto dei denti ed inducono le carie; inoltre sostengono che la proliferazione batterica nel cavo orale determini anche problemi di altro genere, quali accumulo di placca, depositi di tartaro e malattie gengivali.

Quindi la loro posizione nell’affrontare questo problema è quella di raccomandare di lavarsi i denti varie volte al giorno e di prendere altre misure analoghe; raccomandano l’uso del filo interdentale, risciacqui e regolari interventi di pulizia dentale, nonché qualsiasi altra misura utile a ridurre i batteri e a rafforzare lo smalto, arrivando ad applicare ai denti del sigillante allo scopo di proteggerli dall’ignobile acido.

Riguardo ad alimentazione e diete terapeutiche, i suddetti enti sono convinti che l’assunzione di zuccheri ed alimenti zuccherati nutra i batteri e in questo modo aumenti la gravità del problema; ritengono inoltre che l’esposizione dei denti al fluoro aumenti la solidità dello smalto e migliori la resistenza ai batteri che producono acido. Un’interessante conclusione che si potrebbe trarre da queste convinzioni è che sarebbe possibile consumare tutto lo zucchero che si desidera senza subire corrosione della dentatura, posto che ci si lavi i denti e si passi il filo interdentale subito dopo, in modo da ridurre l’ecosistema batterico.

Prima che arrivassero i dentifrici, gli spazzolini e i dentisti, cosa facevano le persone per prevenire il deterioramento dei denti?
Inoltre gli enti in questione si propongono di curare coloro che apparentemente non usano a sufficienza lo spazzolino otturando le carie con mercurio ed esponendo la popolazione alla fluorizzazione dell’acqua – iniziative che hanno di per sé stesse implicazioni di ampia portata. Negli Stati Uniti quasi tutti hanno avuto problemi con i denti; ci vengono a raccontare che si tratta di un problema superficiale, che concerne unicamente batteri presenti nel cavo orale che danneggiano il sottile strato di smalto che protegge i nostri denti. Rispetto alla verità, solo la patina della loro storia è più labile dello smalto! E se il problema fosse assai più complesso, risultato diretto dello stile di vita occidentale? Se il problema del deterioramento dei denti fosse inerente alle modalità che abbiamo scelto per alimentarci ed al genere di attenzioni che riserviamo al nostro pianeta?

Ci siamo talmente pietrificati nell’affrontare i postumi delle otturazioni al mercurio e dell’acqua fluorizzata che abbiamo perso di vista l’originario problema di fondo: il deterioramento dei denti che è derivato dal consumo di alimenti impoveriti ed eccessivamente lavorati.
A quanto sembra abbiamo dimenticato che prima dell’industrializzazione i nostri avi mantenevano la loro dentatura integra e in ottime condizioni per tutta la vita senza ricorrere a dentisti, dentifrici, spazzolini, otturazioni al mercurio o fluoro nell’acqua! Quando osserviamo le vecchie fotografie di nativi americani, prima che essi iniziassero a consumare il cibo dell’uomo bianco, rileviamo che i loro denti godevano di ottima salute.

Quando gli archeologi esaminano i teschi degli antenati di queste antiche popolazioni, rilevano che le loro dentature sono in perfette condizioni. Generazione dopo generazione, per migliaia di anni non ci sono stati problemi. Solo con l’avvento della nostra era moderna il deterioramento dei denti è diventato un problema di così vasta portata.
Una delle molte rilevanti differenze fra le culture “primitive” e la nostra società moderna è la lista degli elementi che consideriamo cibo. Per i nostri antenati il cibo proveniva direttamente dalla Terra, mentre nella società industriale deriva dalla produzione industriale.

I moderni metodi agricoli e le ordinarie procedure di lavorazione degli alimenti privano i nostri regimi alimentari della maggior parte degli elementi nutritivi essenziali. Qui risiede la reale causa del deterioramento dei denti. Il nostro moderno stile di vita sembra implicare la necessità della produzione di massa dei prodotti alimentari, tuttavia l’efficienza del nostro attuale sistema si basa sul margine di profitto dell’industria alimentare corporativa. Lo stato di salute del pianeta e di tutti i suoi abitanti non rappresenta la forza trainante – e nemmeno una delle principali prerogative – del settore agroalimentare. Prendete in considerazione il largo uso di pesticidi letali, di fertilizzanti sintetici e di organismi geneticamente modificati. Chi trae i maggiori vantaggi dall’impiego di questi metodi? Chi si trova costretto a subire le conseguenze degli effetti collaterali a lungo termine di questi veleni?

Le cause reali
A quanto pare si profondono eccessive energie nel donare alla gente la parvenza di un sorriso sano, senza che in effetti venga intrapresa alcuna iniziativa per realizzare tale condizione. I prodotti sbiancanti, i dentifrici sbiancanti e l’odontoiatria cosmetica che l’ADA propone al pubblico ci danno l’insidiosa sensazione che tale ente stia facendo tutto quanto in suo potere per farci apparire e sentire al meglio. Tuttavia questo sottile velo di inganno è soltanto un’esile cortina che nasconde una delle maggiori atrocità del nostro tempo. Se andiamo alla sua radice rileviamo che il problema si estende all’interno della Terra, nel suolo – e che da centinaia di anni impoveriamo egoisticamente la ricchezza del suolo senza preoccuparci minimamente di reintegrarla per le future generazioni.

Il deterioramento dentale è realmente un problema ambientale: un problema che si fa strada nell’ecosistema e comprende tutte le forme di vita, dai microbi sino ai mammiferi; non è difficile mettere in relazione la salute del suolo con quella delle persone che si cibano degli alimenti che da quel suolo derivano.
Una ricca diversità di vita microscopica, insetti ed altre creature del sottosuolo abitano lo strato superiore del suolo ed interagiscono con esso; nel processo di vita e di morte di tali elementi il terriccio viene trasformato in una riserva di azoto, abbondanti minerali ed altri componenti biologici di base. Le piante assorbono questi composti e gli animali da allevamento si cibano delle piante, quindi gli esseri umani si alimentano con le piante e gli animali.

Quando la popolazione ha accesso ad alimenti che sono stati prodotti da terreni sani, contenenti gli appropriati quantitativi di fosforo, di calcio e di tutti i minerali in traccia, allora riceve tutti gli elementi nutritivi direttamente dal consumo degli alimenti stessi. Nelle nostre società moderne le cose non stanno in questi termini.
Le tecniche di agricoltura industriale hanno reso il suolo sterile ed impoverito. I fertilizzanti ed i pesticidi a base di petrolio non sostituiscono i vasti e complessi ecosistemi che soppiantano.

I nostri metodi agricoli si basano sulla chimica e trascurano di prendere in considerazione lo stato di salute del suolo da cui dipendono. L’attuale tecnologia determina lo sfruttamento eccessivo dei terreni e l’impoverimento del suolo, mentre si prendono a malapena iniziative per reintegrare i minerali andati persi nei raccolti. I processi di lavorazione industriale cui vengono sottoposti nel loro complesso i prodotti agricoli dopo il raccolto aggiungono solo l’ingiuria al danno, con l’unico affetto di privare questi martoriati prodotti del loro già misero valore nutrizionale.

Una semplice passeggiata in qualsiasi supermercato rivelerà le cause che stanno alla base delle nostre sventure dentali. A quanto pare la forma naturale di qualsiasi articolo esposto sugli scaffali è stata alterata; tutti i prodotti alimentari sembrano contenere zuccheri e dolcificanti aggiunti, nonché cereali e oli vegetali raffinati. I prodotti alimentari confezionati, in scatola e conservati sono la norma e nei nostri principali negozi è difficile, se non impossibile, trovarne di altro genere. Anche gli scaffali destinati agli “alimenti freschi” appaiono analogamente contaminati.

Alcuni tipi di frutta e verdura sono stati geneticamente modificati e pressoché tutti sono stati ripetutamente irrorati con sostanze chimiche, pesticidi e fertilizzanti sintetici velenosi. La carne ed il pesce sono stati prodotti grazie a tecniche di “allevamento industriale” e sono zeppi di farmaci, ormoni ed antibiotici destinati a compensare la miserevole salute degli animali confinati in gabbie e recinti. I prodotti lattiero-caseari derivano da vacche alimentate con scarti industriali e il latte deve essere pastorizzato al fine di non far ammalare le persone.

Diversamente da quanto accade nelle società industrializzate con i nostri metodi moderni, le popolazioni indigene sono consapevoli della necessità di tutelare la ricchezza del suolo superficiale, di modo che esso si trovi nelle condizioni di fornire a loro ed alle generazioni future alimenti sani; utilizzando metodi collaudati nel tempo e tramandati di generazione in generazione, questi popoli hanno mantenuto sani sé stessi e i propri figli.

Le culture “primitive” del pianeta hanno apparentemente risolto i loro problemi di produzione del cibo; fanno tutto quanto in loro potere per prevenire l’erosione e l’impoverimento del suolo, in quanto fertilizzano il terreno con metodi non sintetici. La diversificazione e la rotazione dei raccolti, il far riposare il suolo e l’abbondante impiego di fertilizzanti organici sono prassi che contribuiscono ad assicurare la fertilità dei terreni. Queste e molte altre osservazioni furono segnalate per la prima volta dal pioniere della nutrizione Dr. Weston A. Price, un dentista interessato alle cause che stanno alla base del deterioramento dei denti.

Settant’anni orsono il Dr. Price intraprese uno studio sistematico sul crescente problema delle carie dentali dell’epoca, facendo visita a popolazioni indigene di tutto il mondo ed analizzando le loro dentature in rapporto ai loro regimi alimentari. In linea generale egli riscontrò che quando i popoli nativi del pianeta mantenevano i regimi alimentari seguiti per molte generazioni dai loro antenati, erano agevolmente in grado di preservare una salute dentale eccellente, pressoché perfetta.

Quando tuttavia iniziarono a consumare gli alimenti occidentali lavorati, che stavano cominciando a rendersi disponibili in virtù dei contatti con la razza bianca, presero ad essere soggetti a carie dentali con notevole frequenza. Le cifre citate all’inizio del presente articolo riecheggiano le osservazioni fatte al Dr. Price in merito a coloro che seguono una dieta povera. Quando le società indigene adottarono un regime alimentare moderno la loro salute dentale si deteriorò rapidamente, mentre coloro che continuarono a seguire il regime tradizionale, costituito dagli alimenti che consumavano i loro predecessori, preservavano la propria magnifica dentatura sino ad un’età avanzata.

Vale la pena di notare che anche se gli indigeni non si lavavano i denti con grande frequenza (e quindi accumulavano ogni sorta di residui di cibo), nondimeno non presentavano alcuna carie. Sino a quando seguivano i loro regimi alimentari tradizionali riuscivano a preservare una salute dentale pressoché perfetta per tutta la loro esistenza; anche in assenza di acqua fluorizzata, dentisti o dentifrici, i soggetti esaminati erano dotati di dentature eccellenti. Non appena i nativi iniziavano a consumare il “cibo dell’uomo bianco” lavorato, cominciavano a subire il deterioramento dei denti. In questi casi l’uso dello spazzolino rendeva i loro denti più puliti, ma erano comunque soggetti a carie!

Questa sola osservazione dovrebbe mettere in discussione le erronee convinzioni che l’ADA ha instillato nella popolazione statunitense.
Gli alimenti che determinavano specificamente un cattivo stato di salute dentale erano i seguenti: farina bianca, zucchero, riso brillato, cibo in scatola, oli vegetali raffinati e prodotti alimentari che li contenevano. Proprio il genere di alimenti reperibili nei tipici supermercati occidentali. Quando i cereali subiscono una lavorazione e vengono macinati in farina, in particolar modo quella bianca, vengono privati di gran parte del loro valore nutritivo; altrettanto vale per il riso bianco, lo zucchero bianco ed altri prodotti alimentari altamente raffinati.

L’esito finale di gran parte della lavorazione degli alimenti è una sostanza ricca di “calorie sterili” e priva di vitamine, minerali, proteine, enzimi vivi e grassi. Quando un alimento richiede all’organismo di utilizzare più risorse di quelle che di fatto fornisce, allora tale alimento può essere definito “anti nutriente”. Alimenti di questo genere rappresentano un passivo per l’organismo, in quanto durante il processo digestivo lo impoveriscono di più elementi nutritivi di quelli che potrebbero mai fornire.

Oltre a rilevare questa più che ovvia correlazione fra regime alimentare e carie dentale, il Dr. Price scoprì anche che la salute dentale era un indicatore dello stato di salute generale. Egli rilevò una sorprendente connessione fra una dieta a base di alimenti lavorati e malformazioni natali della bocca e della mandibola. Coloro che consumavano alimenti lavorati erano soggetti con maggiore probabilità a generare figli con arcate dentali malformate. In queste culture ciò rappresentava un fattore inedito. In questi casi i genitori avevano mandibole perfettamente formate, quindi apparentemente le malformazioni della loro prole non erano imputabili a fattori ereditari.

L’analisi di resti ancestrali rivelò ancora una volta arcate dentali perfettamente formate; fu solo in seguito al consumo di moderni alimenti lavorati che questo genere di problemi iniziò a manifestarsi. Nella nostra società moderna questi tipi di malformazioni alla nascita sono comuni. Non è una coincidenza che nei 70 anni trascorsi dallo studio del Dr. Price la qualità delle nostre forniture alimentari sia assai peggiorata.

Il nostro attuale approccio alla produzione degli alimenti è nocivo per i nostri denti, il nostro stato di salute generale e la salute dell’ambiente. L’introduzione di un’ampia schiera di alimenti artificiali, mai visti prima nelle diete umane, ha avuto un tremendo impatto sulle vite di tutti noi. Il deterioramento dei denti non è che un effetto collaterale minore delle nostre azioni, che tuttavia non può essere più eluso. Con la comprensione delle reali cause delle carie dentali possiamo iniziare a accettare la realtà della situazione e, speriamo, cominciare a modificarla.

Igiene dentale olistica
Sembra che l’ADA non abbia mai preso in considerazione la possibilità che i denti e la bocca siano collegati al resto dell’organismo e che non funzionino in modo a sé stante. La nozione che le carie siano il risultato di malattie sistemiche non è inedita. Altri sistemi medici, come quello orientale, considerano la patologia orale una manifestazione di squilibri sistemici e carenze nutritive. Anche se non si può trascurare del tutto il ruolo delle infezioni batteriche nelle patologie della cavità orale, va ricordato che è il funzionamento del resto dell’organismo che determina o meno la suscettibilità a tali germi. Quando tutti i sistemi dell’organismo funzionano in modo efficiente ed appropriato, gli organismi patogeni incontrano molte più difficoltà ad insediarsi; i batteri possono crescere solo nel caso in cui il microambiente sia loro congeniale.

Migliaia di anni fa coloro che praticavano la medicina orientale sapevano perfettamente che la salute dei denti e delle gengive rispecchiava quella dell’intero organismo. La medicina tradizionale cinese utilizza da lungo tempo tale concezione olografica, nel cui contesto l’analisi di una specifica parte dell’organismo può rivelare indizi nascosti della salute dell’intero sistema. Questa è una caratteristica distintiva della diagnostica della medicina orientale, nonché da tempi remoti una precisa ed accurata arte; non ha importanza che si esamini la pulsazione, la lingua, il viso, l’orecchio oppure la mano. certamente una parte dell’organismo di tale rilevanza ed interconnessione come la bocca presenta di per sé stessa un notevole potenziale come strumento diagnostico. Chiunque abbia mai “guardato in bocca a caval donato” vi potrà dire che l’osservazione della dentatura rappresenta un metodo rapido e conveniente per valutare il buono stato di salute dell’intero organismo.

La filosofia della medicina orientale non considera i denti in quanto separati dal resto dell’organismo ma, al contrario, li intende come un affioramento degli altri sistemi dell’organismo stesso. I denti sono ossa e, in quanto tali, rappresentano il generale stato di salute delle ossa e dell’apparato scheletrico. I denti sembrano crescere direttamente dall’osso mandibolare e sono costituiti dalle stesse sostanze di cui sono composte le ossa da cui derivano.

In Cina in svariate occasioni si è dimostrato che quando le ossa sono sane, altrettanto vale per i denti; per converso, quando le ossa soffrono di qualche disturbo, i denti tendono a subire il medesimo tipo di degenerazione. Anche in base alla scienza occidentale sappiamo che i denti sono composti da calcio, minerali, proteine ed altri composti correlati. Dato che l’organismo non è in grado di produrre tali sostanze nutrienti, se i necessari “materiali da costruzione” sono assenti dalla dieta, i denti ne soffriranno.
Un’altra osservazione derivante dalla medicina cinese è che la bocca rappresenta il tratto iniziale dello stomaco e dell’apparato digerente. Se il processo digestivo presenta patologie o disfunzioni, allora a volte tal condizione può manifestarsi come disfunzione nei denti e nelle pareti interne del cavo orale.

Naturalmente è possibile comprendere questa situazione se riconosciamo il fatto che il calcio ed altri minerali, prima di poter essere utilizzati dall’organismo, devono essere assorbiti nel flusso sanguigno attraverso le pareti intestinali. La presenza di queste sostanze nutritive negli alimenti che consumiamo non è sufficiente: per rivelarsi utili esse devono essere assunte nel corso del processo digestivo. Nel migliore dei casi si tratta di un processo inefficiente e, in presenza di malattie del tratto digerente, tale situazione si acuisce.

Secondo la prospettiva della medicina cinese la bocca fa parte dell’apparato respiratorio, dato che è l’apertura delle vie respiratorie ed è contigua ai rivestimenti di bronchi e polmoni. Uno squilibrio nei polmoni potrebbe facilmente manifestarsi come dolore e degenerazione dei denti; allo stesso modo, è possibile desumere un rapporto fra i denti ed altri sistemi dell’organismo. I denti sono collegati in modo assai diretto al cuore tramite i vasi sanguigni, aspetto noto anche nel contesto della medicina occidentale; per questo motivo in alcuni casi, prima di intervenire a livello odontoiatrico, è necessario assumere antibiotici, onde evitare la diffusione di agenti infettivi nel cuore e in altri organi. Quindi per la salute dentale sono necessari anche sangue sano e buona circolazione. Anche se è probabile che l’igiene orale abbia un ruolo nelle carie dentali, bisogna comprendere che le malattie orali sono spesso sintomo di uno squilibrio presente in qualche altra parte dell’organismo.

La qualità o composizione della saliva ha una grande influenza sulla salute dentale. Una saliva dall’appropriato pH e ricca di minerali, vitamine, enzimi, nonché di altri fattori di protezione che favoriscono la mineralizzazione dello smalto e inibiscono la proliferazione di organismi patogeni, contribuisce in modo determinante a prevenire la carie. Anche se osservazioni, sia casuali sia scientifiche, avvalorano la positiva correlazione fra igiene orale e salute dentale, la questione fondamentale sembra essere il modo per il cui tramite conseguire suddetta igiene. La qualità della saliva è il fattore cruciale! Se si è in grado di accrescere il contenuto di minerali, enzimi vivi e vitamine nella saliva, allora risulta possibile accentuarne gli effetti “costruttivi” e ridurre al minimo l’accumulo di elementi distruttivi. Tale risultato si può conseguire soltanto tramite un regime alimentare salubre.

Vi sono tre categorie principali di composti che erano abbondanti nelle diete dei nostri antenati ma che sono tipicamente assenti da quelle moderne; vitamine liposolubili, minerali ed enzimi.

Vitamine liposolubili
Le componenti essenziali maggiormente carenti nelle nostre diete moderne sono le vitamine liposolubili, vale a dire la vitamina A e la vitamina D. la vitamina A è responsabile dei molti processi biologici che avvengono a livello cellulare. La carenza di questa vitamina è stata associata a difetti congeniti, vista debole, immunità diminuita e molte altre affezioni. la vitamina D è essenziale per l’assorbimento e l’utilizzo dei minerali nel tratto digerente e nel flusso sanguigno. La sua presenza ed abbondanza determina la corretta modalità di assorbimento del calcio e di altri minerali, quali il magnesio, dagli alimenti e il modo in cui si depositano nei denti e nelle ossa. Queste vitamine sono rare, in quanto tipicamente presenti soltanto in alcuni tipi di cibo. Prodotti caseari grezzi, uova provenienti da pollai all’aperto, fegato ed alcuni prodotti ittici quali l’olio di fegato di merluzzo sono gli unici luoghi in cui tali sostanze nutritive sono presenti in quantità apprezzabili.

La vitamina A è essenziale per molti processi dell’organismo, nonché requisito indispensabile per un buono stato di salute dei denti; tale composto è un co-fattore in molte reazioni enzimatiche e processi cellulari, un eccellente antiossidante, ed è necessario per la crescita e la riparazione dei tessuti. Il sistema immunitario dipende da un adeguato apporto di questa vitamina, necessaria anche per avere ossa e denti sani. Il Dr. Price, nel suo viaggio presso le popolazioni delle culture indigene, ha scoperto che mediamente questi robusti individui assumevano oltre 10 volte il quantitativo di vitamina A presente nella tipica dieta moderna.

L’eccesso, secondo la sua ipotesi, era una misura supplementare contro la possibilità di una sua carenza. La necessità di vitamina A aumenta durante i periodi di stress, con l’esposizione a tossine ambientali e in presenza di malattie acute o croniche.
La vitamina D è un’altra vitamina iposolubile indispensabile per avere ossa e denti sani. Anche se è vero che l’organismo è in grado di produrre esigui quantitativi di tale vitamina con l’esposizione alla luce solare, è necessario anche un adeguato apporto tramite la dieta. Molte autorità sanitarie concordano sul fatto che negli USA la Dose Quotidiana Raccomandata di vitamina D debba essere aumentata.

La vitamina D è necessaria per l’assorbimento del calcio dal cibo nel tratto digerente, nonché per il processo in cui il calcio si deposita nelle strutture ossee e nei denti. Una grave carenza di vitamina D determina rachitismo nei bambini ed osteomalacia negli adulti – malattie in cui le ossa iniziano ad ammorbidirsi; il fatto che la carenza di vitamina D sia comune e diffusa è un dato ormai acquisito. In uno studio sul regime dietetico moderno si è rilevato che per mantenersi in salute i Norvegesi assumono un quantitativo di vitamina D cinquanta volte superiore a quello degli Statunitensi.

La dieta occidentale è tendenzialmente carente di vitamine iposolubili per almeno due motivi. In primo luogo, vitamine quali la A e la D vengono per la maggior parte distrutte o eliminate durante la “normale” lavorazione degli alimenti. Ad esempio, panna e latte vaccini crudi sono tipicamente fonti eccellenti delle suddette vitamine; tuttavia, durante il processo di pastorizzazione, nel quale il latte viene riscaldato a temperature elevate queste sostanze nutritive vanno perse; nel tentativo di reintegrarle, le aziende casearie aggiungono vitamine sintetiche ai loro prodotti. Ad ogni modo, molti riscontri indicano che questi composti derivati artificialmente non vengono utilizzati dall’organismo in modo altrettanto efficace di quanto accade con le loro controparti naturali.

Un altro motivo per il quale i nostri alimenti sono carenti di vitamine liposolubili è che esse sono state eliminate intenzionalmente assieme ai grassi. Le autorità sanitarie – fra cui la American Heart Association, la American Dietetic Association e i medici di famiglia – e i media ci hanno detto che il grasso animale non è salutare, nonché il principale fattore a monte di molte malattie croniche degenerative. Siamo stati cullati sino a farci dimenticare che le vitamine liposolubili da cui dipende la nostra salute sono presenti soltanto nelle parti grasse degli alimenti di derivazione animale. Quando si rimuove dal latte il grasso allo scopo di ottenere latte scremato, nel processo vengono eliminate anche tutte le vitamine liposolubili; quando si asporta il grasso da una bistecca o si scarta la pelle di un pollo arrosto, anche le vitamine liposolubili seguono la stessa sorte. La prassi alla moda di seguire una dieta povera di grassi ha avuto l’effetto concomitante di ridurre al contempo la nostra assunzione di tutte le vitamine liposolubili; si tratta di una prassi nociva.

Minerali
Il contenuto di minerali è un argomento al contempo a sé stante e correlato. I regimi alimentari moderni contengono soltanto una esigua frazione dei minerali presenti in quelli dei nostri antenati.
Le diete primitive ne contenevano da sei a venticinque volte in più, a seconda dello specifico minerale in questione. Le moderne tecniche di lavorazione dei prodotti alimentari li privano e li impoveriscono del loro contenuto di minerali. Qualsiasi inefficienza nella digestione e nella assimilazione di questi elementi nutritivi aggrava ulteriormente il problema, rendendo difficile  l’assorbimento dei già insufficienti minerali presenti, minerali che l’organismo consuma rapidamente in virtù del suo normale metabolismo e di cui le condizioni di stress aumentano la necessità.

Altri fattori che intensificano tale necessità comprendono il consumo di caffè e bevande contenenti caffeina, l’esposizione all’inquinamento e l’assunzione di droghe. la conseguenza è che molti individui presentano carenza di uno o più minerali essenziali.
Ossa e denti contengono quantitativi variabili di tutti i minerali, non solo di fluoro. Anche se nella prevenzione della carie il suo ruolo è stato elevato al di sopra degli altri elementi nutritivi, il fluoro non è certamente l’unico requisito per la salute dentale.

Per la costruzione dei denti sono necessari adeguati quantitativi di calcio, magnesio e minerali in traccia quali zinco, vanadio e boro, elementi comunque difficili da reperire nelle diete moderne, considerando che il nostro suolo è impoverito.
I minerali derivano dalla terra – dal suolo e dalle rocce che da migliaia di anni subiscono un processo di erosione. In condizioni ottimali le piante assorbono i minerali e li rendono più prontamente assimilabili dagli apparati digerenti dei mammiferi. Tali composti entrano infine a far parte della catena alimentare e nelle diete umane.

Quanti più minerali sono presenti nel suolo, tanti più finiscono negli alimenti che consumiamo. Quando però il suolo si impoverisce a causa di uno sfruttamento eccessivo o di manutenzione impropria, i minerali non confluiscono mai nelle piante in misura adeguata e, se questo non fosse di per sé abbastanza nocivo, il contenuto dei minerali nel cibo viene ulteriormente ridotto tramite la lavorazione e la raffinazione.

Il genere di alimenti che consumiamo determina la nostra assunzione di minerali. Le antiche culture del mondo, ad esempio, includevano nelle proprie diete brodo di ossa ricco di minerali. Nondimeno nella nostra società moderna questi cibi nutrienti sono stati sostituiti da minestre miste confezionate che hanno subito un laborioso processo di lavorazione e che a stento contengono qualche minerale! Una soluzione economica e praticabile per migliorare il contenuto dietetico dei minerali è quella di includere quotidianamente nella dieta “brodo di ossa”.

Questo gustoso piatto ricco di minerali si prepara facendo bollire delle ossa (cotte o al naturale) in acqua con un po’ di aceto per 24-48 ore, asportando di tanto in tanto i residui che si formano in superficie (per l’origine della ricetta vedere nota 19; vedere anche il sito web http://www.westonaprice.com). Il brodo che ne risulta dovrebbe essere assunto in piccole quantità durante tutta la giornata; quello in eccesso si può congelare in contenitori separati e quindi scongelare e riscaldare di giorno in giorno. Una tazza o due di brodo al giorno dovrebbero essere sufficienti a migliorare lo stato di salute. Fra le altre eccellenti fonti di minerali vi sono alghe marine, sale marino non raffinato, frutta e verdura biodinamica e/o biologica, e latte vaccino crudo.

Enzimi
Il terzo composto degli alimenti naturali, abbondante nelle diete delle popolazioni indigene del mondo ma pressoché assente dalla gran parte di quelle statunitensi, è rappresentato dagli enzimi. Gli enzimi catalizzano la maggior parte dei miliardi di reazioni chimiche che si verificano quotidianamente nell’organismo. Queste macromolecole sono elementi proteici distinti, ciascuno dotato di una precisa struttura e di una funzione specifica.
Ad esempio, l’enzima amilasi scinde i carboidrati in molecole di zucchero, la proteasi scinde le proteine del cibo presente nel tratto digerente in aminoacidi, mentre la lipasi scinde i grassi alimentari in gliceridi.

Gli enzimi, per quanto diversificati, hanno tutti un punto debole in comune: il calore. Gli enzimi vengono distrutti durante la cottura ed alle temperature utilizzate nella lavorazione degli alimenti. Il calore snatura un enzima tanto da modificarne la struttura; di conseguenza, l’enzima non è più in grado di svolgere la propria funzione.
Solitamente negli alimenti cotti e in quelli lavorati gli enzimi vengono per la maggior parte distrutti, quindi la tipica dieta statunitense è del tutto carente di tali composti. Questo dato è in netto contrasto con il regime alimentare delle popolazioni indigene, le quali consumano appositamente in modo regolare cibi crudi e fermentati allo scopo di garantirsi una fonte di enzimi vivi.

Gli enzimi vivi negli alimenti assolvono vari importanti compiti. Innanzitutto, dato che gli enzimi vengono rilasciati ed attivati nello stomaco, contribuiscono ad auto digerire il cibo stesso, il che rende più agevole per l’organismo elaborare ed assorbire la materia alimentare nella sua interezza. In secondo luogo, quando presenti nel cibo gli enzimi vivi contribuiscono anche a preservare le preziose riserve di enzimi dell’organismo.

Il Dr. Edward Howell ed il Dr. Francis Pottenger, due medici nutrizionisti che hanno lavorato ampiamente in questo settore della scienza dell’alimentazione, hanno condotto una ricerca sull’importanza degli enzimi dietetici. Il Dr. Howell sostiene che ciascun individuo dispone di una quantità molto limitata di enzimi, prodotti ed immagazzinati nel pancreas. Una volta esauriti tali enzimi, di lì a poco segue la morte. Gli alimenti crudi forniscono i suoi enzimi e l’organismo reagisce utilizzando in misura minore i propri enzimi pancreatici per digerire il cibo. Tutti gli alimenti crudi sono valide fonti di enzimi.

Ad esempio, l’olio extravergine di oliva grezzo non raffinato è un’eccellente fonte di enzimi – contrariamente a qualsiasi bottiglietta di  “salad dressing” (condimento preparato in uso nei paesi anglosassoni, costituito da yogurt, maionese, spezie, etc., ndt) che potete trovare sugli scaffali e che è praticamente privo di enzimi. Anche insalate crude, uova crude, latte crudo, papaya e ananas sono ricchi di enzimi, cosi come alimenti fermentati quali yogurt, salcrauti fatti in casa, kimchi e verdure sottaceto.

In una famosa serie di esperimenti, il Dr. Francis M. Pottenger, Jr ha utilizzato due gruppi di gatti per dimostrare l’importanza degli alimenti crudi nella dieta dei mammiferi. Entrambi i gruppi venivano alimentati con una dieta base costituita da latte crudo e olio di fegato di merluzzo; il primo gruppo riceveva ulteriori alimenti crudi, mentre il secondo, oltre alla dieta base, solo alimenti cotti. L’impatto delle due diete differenti è stato osservato attraverso la prole dei due gruppi di animali.

I gattini nati dal gruppo degli alimenti crudi erano del tutto normali e sani, mentre quelli nati dal gruppo degli alimenti cotti non lo erano altrettanto, in quanto nati con molte malformazioni dei denti e della mandibola; tendenzialmente erano di dimensioni inferiori e della figliata ne sono sopravvissuti meno. Negli esperimenti del Dr. Pottenger alla seconda generazione di gatti è stato consentito di riprodursi. I gatti generati dall’originario gruppo degli alimenti crudi sono stati alimentati seguendo la dieta del gruppo di provenienza, e così quelli dell’originario gruppo degli alimenti cotti.

Nella terza generazione di gatti, i piccoli nati dai gatti che avevano seguito la dieta a base di alimenti crudi erano tutti sani ed educati, mentre quelli della generazione successiva del gruppo alimenti cotti sono diventati progressivamente più malati, sino al punto di non essere più in grado di riprodursi. Il gruppo alimenti cotti si è estinto, mentre quello alimenti crudi ha prosperato.

La soluzione
Per noi è ormai tempo di reclamare la nostra salute e il nostro retaggio dietetico. Se vogliamo mantenere la nostra dentatura sana sino ad un’età avanzata come i nostri antenati, allora dobbiamo alimentarci come facevano loro. L’unica soluzione al deterioramento dei denti è ritornare ad una vita agricola. Le carie dentali si possono prevenire tramite un’alimentazione derivata da fonti alimentari di primissima qualità, quali prodotti lattiero-caseari crudi, carni di animali nutriti con erba, uova biologiche, nonché verdura e frutta coltivate secondo metodi biologici/biodinamici. Integratori quali olio di fegato di merluzzo, multivitaminici, minerali tout court e in traccia apporteranno un notevole contributo al rafforzamento di questo genere di regime alimentare migliorato.

Il Dr. Price ha conseguito eccellenti risultati dalla prescrizione di diete integrate da olio di fegato di merluzzo e da “burro ad elevato contenuto di vitamine”, un estratto del burro derivato da vacche da latte che hanno brucato erba a crescita rapida. Questa qualità di burro non è reperibile nei supermercati. L’allevamento su scala industriale non consente un accesso di massa a questi fattori vitali, né alimenta le proprie vacche da latte con erba verde, il loro cibo prediletto.
Per migliorare la salute dentale è necessario anche evitare prodotti alimentari lavorati, cibo spazzatura ed oli raffinati.

Onde assumere il controllo del nostro benessere, dobbiamo riprendere il controllo delle nostre fonti alimentari, il che può rivelarsi assai facile, dato che consumiamo cibo molte volte al giorno. Rifiutare il cibo spazzatura e sostituirlo con alimenti veri e propri contribuirà a modificare il nostro attuale paradigma.
La chiave di volta è la scelta di alimenti di qualità. Il consumo di latte crudo munto da vacche allevate in pascoli all’aperto e alimentate con foraggio è uno dei modi in cui i nostri antenati conseguivano l’immunità dalle malattie dentali. Non appena iniziamo a lavorare gli alimenti, a quanto pare tutti i benefici vanno perduti.

Sembra che le aziende agroalimentari, che ci impongono esattamente cosa mangiare, operino in tal modo per trarre profitti, con scarsa o nulla considerazione per le conseguenze sullo stato di salute della popolazione. Dobbiamo riconsiderare l’intera strategia del settore agroalimentare e sollecitare solo le aziende disposte a  prestare una particolare cura nel ripristinare condizioni del suolo ottimali, in modo che anche le future generazioni possano trovarsi nella condizione di poter coltivare alimenti.

A proposito dell’autore:
David Zeoli, ND, LAc, è un medico naturopata ed agopuntore abilitato di Santa Fe, New Mexico, USA. David ha conseguito il proprio dottorato in Naturopatia e la laurea specialistica in Medicina Orientale presso il National College of Naturopathic Medicine di Portland, Oregon. Una volta completati gli esami ministeriali, David ha ottenuto l’abilitazione e ha esercitato in molti ospedali del paese.
II Dr. Zeoli può essere contattato via email presso dzeoli@yahoo.com.

Tratto da: Nexus Magazine (numero 64)