La logica assurda dell’autodistruzione
Molte civiltà si sono autodistrutte ignorando la legge dell’equilibrio stabilita dall’architetto del Tutto. La nostra civiltà sta pericolosamente calcando le orme di un antico passato che portò l’umanità a vivere una immane catastrofe dalla quale pochi riuscirono a sopravvivere.
L’utilizzo dell’energia atomica non può che portarci ad una nuova catastrofe che già stiamo vivendo anche se solo in pochi ne parlano.
Le centrali nucleari così come le abbiamo costruite non possono che produrre “l’energia della morte”. Proprio come riferivano gli extraterrestri al contattato Eugenio Siragusa negli anni Ottanta:
“Come già vi abbiamo comunicato, l’energia atomica vi procurerà seri guai a causa della vostra ostinata e caparbia irresponsabilità nel costruire le centrali con le attuali metodologie scientifiche.
Cercate di edificare una sicurezza impossibile ad evitare disastrose conseguenze. Il processo scientifico per trarre energia, disintegrando la stabilità dinamica dell’atomo, è sbagliato. Se studiate bene e profondamente la laboriosa attitudine del nucleo del vostro Sole, non vi sarà difficile trarre conclusioni vantaggiose capaci di scoprire il vostro errore nel procedimento che praticate. Ancora la vostra scienza non è in grado di costruire un Sole artificiale capace di dare luce e calore, e quindi la vita.
L’attività scientifica ha messo in pratica valori contrari ed opposti a quelli esistenziali della materia organica stimolando così gli elementi primari a recedere dal loro reale compito costruttivo e stabilizzatori del costrutto biofisico degli esseri viventi nella vostra dimensione. Così facendo produrrete l’energia della morte al posto dell’energia della vita. Molte civiltà sono sparite per aver perseverato nell’errore che voi coltivate”.
Pace a tutti.
L’extraterrestre Hoara ad Eugenio Siragusa
Negli accorati appelli fatti all’umanità fin dagli anni ‘50 dagli extraterrestri, tramite i loro emissari, si evidenziava la forte preoccupazione delle civiltà spaziali riguardo la insensata sperimentazione sull’energia nucleare da sempre definita “energia della morte” proprio perchè usata impropriamente…
Ecco cosa scriveva Eugenio Siragusa nel 1962.
Gli esperimenti nucleari hanno messo in allarme le civiltà dello spazio
Questa la principale causa che li ha spinti, come del resto hanno fatto nel remoto tempo, a visitare, con maggiore particolare attività di osservazione, la Terra. Questa volta, per loro, la missione è particolarmente gravosa ma, non per questo impossibile dall’essere assolta in pieno.
Loro conoscono molto bene la particolare situazione del nostro pianeta e sanno pure che, durante la sua giovinezza, i malanni periodici sono stati estremamente violenti e, spesse volte, fin troppo preoccupanti per la continuità della sua esistenza e dell’equilibrio dell’intero Sistema Solare. Gli sconvolgimenti apocalittici che in determinati periodi si sono verificati, hanno lasciato inciso nel volto del mondo profonde cicatrici che, ancora oggi, ci dicono la gravità delle convulsioni patite, e questo sino a poco tempo fa, se non misuriamo con il tempo della nostra vita i dodicimila anni trascorsi. Conoscere il mondo in cui si vive non è facile cosa per una generazione, ma per i nostri Avi tale compito non fu difficile, perché vissero e trasmisero ai posteri tutta la loro esistenza travagliata tra le membra contorte di una terra ora sana ora spezzata, ora libera dalle acque ora sommersa. Gli Atzechi, consapevoli di ciò che avevano vissuto i loro padri, preferirono costruire le loro case in cima alle più alte montagne (3.000-4.000 metri di altezza) per il timore di rimanere prigionieri di un mare che era stato capace, più volte, di alzarsi dal proprio letto e di avanzare con passo lento ma inesorabile per tutto sommergere. In quei tempi ormai tanto lontani dai nostri pensieri, vi furono presenti i Figli dello spazio, forse i nostri fratelli, figli di coloro che rinunciarono a rimanere in questo mondo perché meno coraggiosi di coloro che ne accettarono il destino e rimasero per farne culla di vita, di speranza e di pace. Oggi sono nuovamente tra noi con mezzi più potenti e scientificamente più evoluti; animati da grande amore per noi che siamo loro simili, agonizzanti in sanguinose lotte, privi di comprensione, avidi di potere e di conquista e, quello che è peggio, autori di una titanica forza della quale non sappiamo, in nessun modo, servircene per un pacifico e comodo progresso.
Loro sono qui da noi perché sanno meglio di noi cosa potrebbe accadere da un momento all’altro e, mentre sono pronti ad intervenire con tutti i mezzi a loro disposizione per impedire l’irreparabile, sorvegliano il geoide ed in particolar modo il suo asse magnetico che, con gli esperimenti nucleari a catena effettuati in questo scorcio di tempo, lo hanno scosso e con tale intensità da mettere in serio pericolo la sua già precaria situazione di instabilità.
Catania, 25 Ottobre 1962
Eugenio Siragusa
Sappiamo, secondo stime condotte da alcuni scienziati, che dopo un incidente nucleare o il lancio di una bomba atomica, gli elementi radioattivi permangono sul pianeta per una durata di circa 22 mila anni prima di dissolversi…
Com’è possibile che l’umanità sia ancora viva dopo tutto l’inquinamento nucleare provocato in decine e decine di anni? Probabilmente siamo oggetto di studio da parte delle civiltà spaziali anche per la nostra incredibile capacità di adattamento agli agenti inquinanti.
Ciò che segue è una dolorosa lista di incidenti nucleari di cui si è avuta notizia, non si può escludere che ve ne siano stati anche altri…
1952 Chalk River (Canada). L’errore di un tecnico provocò una reazione che portò alla semidistruzione del nocciolo del reattore.
1952 USA. Un incidente con reattore Argon. 4 morti accertati.
1955 Febbraio, Atlantico. La nave appoggio Fori-Rosalie della Royal Navy affonda nell’Atlantico 1500 recipienti contenenti ciascuno una (1) tonnellata di residui atomici a 1.600 Km dalle coste inglesi e a 2.000 metri di profondità.
1957 Windscale (GB). Fusione del nocciolo (l’incidente più grave che possa accadere in una centrale). Il reattore viene inondato. Fuga di radioattività pari al 1/10 della bomba atomica di Hiroshima. La nube radioattiva arriva fino in Danimarca. La radioattività su Londra si eleva 20 volte oltre il valore naturale (Londra dista da Windscale 500 km). Il consumo di latte è vietato in un raggio di 50 km (ogni giorno vengono gettati 600.000 litri di latte).
1957 Sellafield (Gran Bretagna). Un incendio nel reattore dove si produceva Plutonio per scopi militari generò una nube radioattiva imponente. La nube attraversò l’intera Europa. Sono stati ufficializzati soltanto 300 morti per cause ricondotte all’incidente (malattie, leucemie, tumori) ma il dato potrebbe essere stato sottostimato.
1957 Kyshtym (Unione Sovietica). Un bidone di rifiuti radioattivi prese fuoco ed esplose contaminando migliaia di Kmq di terreno. Furono esposte alle radiazioni circa 270.000 persone.
1958 Usa. Un incidente a Oak Ridge: 12 persone investite dalle radiazioni.
1958 zona Urali (Urss). Catastrofe nucleare a causa dell’esplosione di un deposito di scorie radioattive. Centinaia di morti. Decine di migliaia di contaminati. Migliaia di chilometri sono ancora oggi recintati.
1961 Idaho (Usa). Esplosione del reattore: 3 morti. Non si sono contati gli intossicati dentro e fuori l’impianto. Il grado di contaminazione dei corpi dei deceduti risultò così alto che le teste e le mani furono tagliate e sepolte in un deposito di scorie radioattive. L’impianto è stato definitivamente chiuso.
1964 Usa. Incidente al reattore Wood River: (1) un morto.
1964 Garigliano (Italia). Guasto al sistema di spegnimento di emergenza del reattore. Si è andati vicino alla catastrofe.
1966 Belgio. Il fisico Ferdinand Janssen intossicato viene portato all’ospedale Curie di Parigi.
1966 Ottobre, Lagoona Beach (Usa). Alcune piastre di protezione si staccano e bloccano il circuito di raffreddamento del reattore auto-fertilizzante Enrico Fermi (61 Mw) per cui si ha surriscaldamento; il dispositivo di arresto automatico non funziona; il reattore riprende la sua attività soltanto nel 1970; e nel 1972 viene fermato definitivamente.
1967 Trino Vercellese (Italia). Fessurazione di una guaina d’acciaio di una barra di combustibile con conseguente chiusura della centrale per 3 anni. Per buona parte di questo tempo la centrale ha scaricato nelle acque del Po Trizio Radioattivo.
1967 Francia. Fusione di elementi combustibili nel cuore del reattore di Siloe (Grenoble). Ciò provoca la liberazione di Iodio 131 e Cesio 137 nell’acqua di raffreddamento del reattore. Si liberano gas radioattivi nell’aria.
1968 Den Haag (Olanda). Per un «errore tecnico» si libera nella centrale Up 2 del materiale radioattivo. La radioattività nell’aria della città supera di 100 volte i limiti «accettabili».
1968 Gennaio, Chooz (Belgio). Grave incidente nel reattore ad acqua leggera. La riparazione è durata 2 anni e 2 mesi. Nel 1970 il reattore è guasto di nuovo.
1968 Agosto, Brenìllis (Spagna). La centrale si blocca completamente. La riparazione è durata 3 anni.
1968 Francia. Il reattore di Monts Arreé si arresta per un incidente. Periodo di riparazione: 3 mesi.
1969 Garigliano (Italia). Sette arresti alla centrale per guasti.
Febbraio 1969 Latina (Italia). Arresto alla Centrale di Latina per mancanza di alimentazione alla strumentazione (A Marzo si avrà ancora un grosso guasto alla stessa centrale).
Gennaio 1969 Lucens (Svizzera). Dopo sole 7 ore di funzionamento si ha surriscaldamento con rottura di guaine ed infiltrazione di acqua contaminata nel sotterraneo. La grotta contenente la centrale è stata murata definitivamente.
1969 Germania. Per fessurazioni molteplici delle turbine il reattore Gundremmingen sul Danubio viene chiuso per 3 anni.
1969 Usa. Incendio nel reattore di Rocky-Flats. Durante l’incendio si perde Plutonio.
1969 Francia. Parecchi chilogrammi di Uranio vanno persi durante un incidente a Saint Laurent des Eaux. Le riparazioni durano parecchi mesi.
1970 Belgio. Altro incidente nel cuore del reattore di Chooz.
1970 Chicago (Usa). L’impianto Edison perde 200.000 litri di acqua contaminata.
1970 Usa. Il reattore da 600 Mw Dresden 2 sfugge completamente al controllo per 2 ore per un guasto ad una apparecchiatura di controllo.
1971 Den Haag (Olanda). Rottura di un tubo per il convogliamento di acqua radioattiva.
1971 Kansas. Si scopre che la miniera di sale scelta per lo stoccaggio delle scorie radioattive, al riparo dell’acqua, è piena di buchi e l’AEC (Ente USA per l’Energia Nucleare) è costretto a improvvisare dei piani di stoccaggio in superficie.
1971 Francia. Fournier rivela in «Charlie Hebdo» n. 14 che un tecnico del centro nucleare di Saclay ha tentato, due anni prima, di suicidarsi dando fuoco al laboratorio in cui lavorava.
1972 Francia. Due militanti del gruppo ecologico «Survivre et Vivre» scoprono che più di 500 fusti di residui radioattivi su 18.000 conservati all’aperto al centro di ricerche nucleari di Saclay, hanno larghe fenditure che lasciano così sfuggire la radioattività.
1972 Francia. Un operaio portoghese che non conosce i segnali di pericolo lavora parecchie ore in una sala irradiata del centro di Saclay.
1972 Francia. Ancora al centro di Saclay sfuggono dieci metri cubi di liquidi radioattivi.
1972 Usa. Due lavoratori nell’impianto di Surry muoiono per l’esplosione dei tubi di un sistema di sicurezza mentre ispezionano tubi già difettosi.
1973 Marzo, Chinon (Francia). Arresto definitivo della centrale nucleare di Chinon I, dopo soli 11 anni di funzionamento. Di fatto la centrale ha mosso le turbine per 43.000 ore, ossia per 5 anni.
1973 Hanford (Usa). La AEC ammette che nei 15 anni precedenti si sono verificati 15 incidenti in cui si sono liberati liquidi radioattivi per un totale di 1.600.000 litri.
1973 Settembre, La Hague (Francia). Fuga di gas radioattivo. 35 lavoratori sono contaminati di cui 7 gravemente.
1973 Settembre, Windscale (GB). Nell’officina di ritrattamento si ha un rigetto di radioattività. 40 lavoratori sono contaminati.
1973 Novembre, Hanford (Usa). Si ha la (17^) diciassettesima fuga di liquidi radioattivi. Gli accumuli di Plutonio in una fossa vicino alla città sono così grandi da rendere possibile una reazione a catena.
1973 Dicembre (Usa). Di 39 reattori, negli Usa, 13 sono fuori servizio. Brown’s Ferry lavora al 10%, Peach Botton al 2%, Connec 2 al 20%.
1973 Den Haag (Olanda). 35 addetti agli impianti sono intossicati (7 in modo molto grave). Nubi di gas radioattivo si diffondono per 15 minuti sulla campagna.
1974 Usa. Da un’inchiesta risulta che più di 3.700 persone che avevano accesso ad armi atomiche hanno dovuto essere licenziate. Motivi: demenza, decadimento intellettuale, alcolismo.
1974 Sevcenko (Urss). Reazione tra il Sodio (usato come liquido refrigerante) e l’Acqua con generazione di Idrogeno e Soda Caustica (che a sua volta corrode il circuito di trasporto del fluido). Il risultato è una grossa esplosione.
1974 Aprile, (Austria). Qualcuno contamina volontariamente il treno Vienna-Linz con Iodio 131 e Iodio 113. Dodici persone vengono ricoverate. Gli autori dell’attentato non sono mai scoperti.
1974 Maggio, Casaccia (Italia). Si spacca un recipiente contenente Plutonio. Non si sa altro.
1974 Maggio, (Usa). L’USAEC comunica che 861 anomalie si sono prodotte nel 1973 nei 42 reattori in funzione; che 371 avrebbero potuto essere serie e che 18 lo furono realmente (di cui 12 con fuga di radioattività).
1974 Usa. Una nube radioattiva di Trizio si forma per una fuga di gas da un condotto della centrale di Savannah Mirex, in Carolina. La nube va lentamente alla deriva ad una altezza di 70 metri.
1974 Francia. A 60 anni dall’avvio di una fabbrica di Radio, nonostante il suo smantellamento, si libera ancora una radioattività significativa. L’acquirente del terreno di Gyf-sur-Yvette sul quale la fabbrica è situata scopre in vari punti fonti radioattive che superano 50 volte la dose massima consentita.
1974 Belgio. L’acqua della condotta Visé, captata nel Pletron, contiene da 2 a 3 volte più Radon 22 (gas radioattivo) del massimo ammesso per una popolazione adulta vicina ad una centrale.
1975 Gennaio, Usa. Viene ordinata la chiusura di 23 reattori per guasti nel sistema di raffreddamento, vibrazioni anormali e piccole fughe di gas radioattivo.
1975 Germania. Il 19 Novembre muoiono 2 operai nel reattore di Gundremmingen. I due dovevano riparare una valvola. Escono 4 litri di vapore radioattivo ad una pressione di 60 atmosfere e ad una temperatura di 270°C.
1975, 22 Novembre, Italia. Due navi americane, la portaerei J.F.Kennedy e l’incrociatore Belknap, a bordo della quale vi erano armi nucleari (come testimonia l’allarme in codice ‘broken arrow’ che fu lanciato dal comandante della sesta flotta americana e che indica appunto un incidente che vede coinvolte armi nucleari) si scontrano al largo della Sicilia. La Belknap prese fuoco e fu gravemente danneggiata, ma l’incendio venne fermato a pochi metri dal magazzino che conteneva le armi atomiche.
1975 Marzo, Brown’s Ferry (Usa). Per cercare correnti d’aria nella cabina di comando della centrale viene usata una candela che appicca il fuoco a tutti i cavi elettrici bloccando tutti i sistemi di sicurezza. Si riesce a rimediare fortunosamente (per un resoconto più dettagliato di questo grave incidente vedi il «Corriere della Sera» del 2/7/1977, p. 3.). Secondo il calcolo delle probabilità questo incidente può verificarsi in un caso su mille miliardi!
1976 Gennaio, Germania. Sempre a Gundremmingen la neve caduta in abbondanza spezza le linee elettriche che convogliano l’energia prodotta nel reattore. Questo, spento con la procedura d’emergenza, fu soggetto ad una tale pressione interna che le valvole di sicurezza si aprirono e liberarono vapore radioattivo.
1976 Windscale (GB). Il reattore contamina di Iodio 131 centinaia di miglia di territorio.
Ottobre 1976 Tallin (Urss). Salta in aria una centrale atomica sotterranea: almeno cento persone sono morte. Le autorità sovietiche negano ma dopo il 25 Ottobre, e per una settimana almeno, il quotidiano Russo ha pubblicato una decina di necrologi ogni numero (per un resoconto più dettagliato di questo incidente vedi «Panorama» de 30/11/1976, p. 145.).
1977 Bulgaria. Nella centrale di Klozodiy, a causa di un terremoto, salta la strumentazione di controllo del reattore. Grazie ai tecnici che sono riusciti a fermare la reazione, l’Europa ha evitato conseguenze gravissime.
1977 Aprile, El Ferrol (Spagna). Fuga radioattiva. Più di 100 persone contaminate.
1978 Maggio, Caorso (Italia). Il giorno del collegamento della centrale con la rete elettrica (26 Maggio ‘78) si sono avute fughe limitate nel reparto turbine. Ci sono valvole che non tengono, strutture portanti, come i tiranti che sostengono i tubi del gas radioattivo, mal progettati con calcoli sbagliati.
1979 Three Mile Island, Harrisburgh, Usa. Il surriscaldamento del reattore provocò la parziale fusione del nucleo rilasciando nell’atmosfera gas radioattivi pari a 15000 terabequerel (TBq). In quella occasione vennero evacuate 3.500 persone.
1982 USA. Nella centrale di Giuna, uno dei tubi del sistema refrigerante sì fessura e scarica acqua bollente radioattiva.
1982 USA. Dopo l’incidente di Giuna si scoprono in altre sette centrali oggetti di metallo dimenticati nelle condotti. Molti impianti sono così fermati perché ritenuti poco sicuri.
1986 Chernobyl, Unione Sovietica. L’incidente nucleare in assoluto più grave di cui si abbia notizia. Il surriscaldamento provocò la fusione del nucleo del reattore e l’esplosione del vapore radioattivo. Si levò al cielo una nube pari a 12.000.000 di TBq di materiale radioattivo disperso nell’aria (per avere un’entità del disastro confrontate questo valore con i 15.000 Tbq del precedente incidente nucleare registrato nel 1979 a Three Mile Island negli Usa). Circa 30 persone morirono immediatamente, altre 2.500 nel periodo successivo per malattie e cause tumorali. L’intera Europa fu esposta alla Nube Radioattiva e per milioni di cittadini europei aumentò il rischio di contrarre tumori e leucemia. Non esistono dati ufficiali sui decessi complessivi ricollegabili a Chernobyl dal 1986 ad oggi.
1989 Finlandia. Avaria nel sistema di controllo nella stazione di Olkiluoto.
1990 Germania. Infiltrazione di tritio nella stazione nucleare di Kruemmel.
1991 Finlandia. Spegnimento manuale dovuto ad un incendio nella stazione di Olkiluoto.
1991 Germania. Incidente durante il rifornimento di carburante nella stazione di Wuergassen.
1992 Germania. Avaria nel sistema di raffreddamento nella centrale di Brunsbuttel.
1995 Germania. L’Alta Corte Tedesca decide che la licenza di attività concessa alla stazione di Mülheim-Kärlich è illegale, a causa della mancata considerazione, in fase di concessione, del rischio di terremoto nella zona.
1996 Germania. Un programma della TV Tedesca, Monitor, svela che la Siemens ha compiuto numerosi errori durante la costruzione della stazione di Kruemmel.
1997 Germania. 20.000 dimostranti si affollano presso il deposito di scorie radioattive di Gorleben per manifestare contro il trasporto di scorie nucleari.
1997 Germania. Un treno trasportante liquido nucleare deraglia di fronte alla stazione di Kruemmel.
1999, 8 Gennaio, Francia. Centrale di Cruas Meysse, 65 persone evacuate dopo che si sono accese le luci d’allarme radioattivo.
1999, 11 Marzo, Francia. Centrale del Tricastin, un contaminato.
1999, 16 Giugno, Russia. Centrale di Seversk, 2 contaminati per fuga radioattiva.
1999, 23 Giugno, Ucraina. Centrale di Rivno, principio incendio.
1999, 4 Luglio, Ucraina. Centrale di Zaporozhie (Ucraina), bloccato un reattore per precauzione.
1999, 12 Luglio, Giappone. Centrale Tsuruga, bloccato reattore per una perdita acqua.
1999, 17 Luglio, Ucraina. Centrale di Cernobyl, 3 operai contaminati.
1999 Tokaimura, Giappone, 1999. Un incidente in una fabbrica di combustibile nucleare attivò la reazione a catena incontrollata. Tre persone morirono all’istante mentre altre 450 furono esposte alle radiazioni (119 in modo grave). La mattina di giovedì le autorità rivelano che, a causa di una fuoriuscita d’uranio, si è innescata una fissione incontrollata nel nocciolo del reattore. Alle 10:30 scatta l’allarme, alcuni operai sono stati contaminati in modo molto grave. Alle 12:41 la polizia crea un ‘cordone’ intorno alla centrale, si capisce che l’incidente sta diventando più grave del previsto. Alle 15:18 alcune famiglie residenti nei pressi della centrale vengono evacuate. Alle 21:00 si tiene una riunione di emergenza e il governo comprende a questo punto la gravità dell’incidente; oltre 300000 persone invitate a stare in casa. Alle 24:00 la radioattività attorno e dentro all’impianto raggiunge livelli tra le 10 e le 20 mila volte superiore alla norma. Alle 02:30 del giorno seguente 18 tecnici operi nell’impianto accettano una missione da veri ‘kamikaze’, devono entrare nell’impianto per fermare la reazione a catena, ben consapevoli che, terminata la missione, non sarebbero più stati gli stessi. Alle 06:00 le autorità affermano che la radioattività è scesa a zero. In seguito si accerterà che è stato un errore umano, i tecnici stavano infatti trasportando, all’interno dell’edificio dove si tratta l’Uranio usato come combustibile nella vicina centrale nucleare, due barili di miscela di Uranio-Acido Nitrico (che venivano miscelati a mano, con un rudimentale imbuto, di 30 kg ognuno: questi sono involontariamente caduti terra ed essendosi miscelati, hanno innescato la reazione. I tecnici che hanno fermato la reazione sono all’ospedale in gravissime condizioni.
1999, 2 Ottobre, Ucraina. Centrale di Khmelitskaya, blocco del reattore per malfunzionamento.
1999, 4 Ottobre, Corea del sud. Centrale di Wolsong, 22 operai contaminati.
1999, 5 Ottobre, Finlandia. Centrale Loviisa, perdita di Idrogeno.
1999, 8 Ottobre, Giappone. Deposito di scorie a Rokkasho, fuoriuscita radiazioni.
1999, 20 Ottobre, Francia. Superphenix, un incidente arresta lo scarico di materiale radioattivo.
1999, 27 ottobre, USA. ‘I bambini statunitensi residenti vicino le centrali nucleari di New York, New Jersey e Florida hanno nei denti un ‘radioisotopo’ (lo Stronzio 90) che li espone ad un rischio tumore molto alto’. Così Ernest Sternglass, professore di radiologia all’università di Pittsburgh ha esordito nell’ultima conferenza stampa del progetto no-profit di ‘radioprotezione e salute pubblica’. Lo sconcertante risultato è stato ottenuto dai ricercatori statunitensi che hanno analizzato 515 bambini residenti negli Stati di New York, New Jersey e Florida. I livelli di radioattività rilevata nei campioni, raccolti dal 1979 al 1992, erano molto vicini a quelli osservati a metà degli anni ‘50 quando Stati Uniti e Unione Sovietica, in piena guerra fredda, si dilettavano negli esperimenti con le armi invisibili. Secondo i responsabili del progetto i livelli di radioattività dovevano invece essere scesi intorno allo zero. ‘Se gli esperimenti nucleari sia di superficie, sia sotterranei sono effettivamente terminati, i primi sospetti cadono sui reattori nucleari e sui relativi incidenti’, ha detto Sternglass, che ha aggiunto: ‘II mondo è troppo piccolo per gli incidenti nucleari’. I responsabili del progetto attribuiscono parte di questa radioattività al disastro avvenuto nel 1979 a Three Mile Island e a quello di Chernobyl nel 1986. Ci sono documenti federali che testimoniano la fuga nucleare dal reattore di Suffolk (New York) nei primi anni ‘80.
1999, 18 Novembre, Scozia. Centrale di Torness, un tornado precipita a meno di 800 metri dall’impianto.
1999, 13 Dicembre, Russia. Centrale Zaporozhe, fermato reattore.
2000, 5 Gennaio, Francia. Centrale di Blayais, una tempesta costringe a fermare 2 reattori per allagamento.
2000, 15 Febbraio, USA. Reattore Indian Point 2, fuga vapore radioattivo.
2001 Germania. Esplosione di una parte dell’impianto di Brunsbuettel.
2004, 9 agosto, Giappone. Nel reattore numero 3 nell’impianto di Mihama, 350 chilometri a ovest di Tokyo, una fuoriuscita di vapore ad alta pressione, con una temperatura superiore ai 200 gradi, è costata la vita a quattro operai. Altri sette operai sono in condizioni molto gravi. Si è trattato del più tragico incidente nella storia dello sfruttamento dell’energia nucleare a fini civili in Giappone. L’azienda Kansai Electric Power, che gestisce la centrale, si è affrettata a comunicare che: ‘Non c’è stata contaminazione radioattiva!’.
2004, 9 agosto, Giappone. altra centrale non precisata. A quanto ha riferito l’agenzia Kyodo, le fiamme sono divampate nel settore dove vengono smaltite le scorie, adiacente al reattore numero 2, in un impianto situato nella prefettura di Shimane. Anche in questo caso non c’è stata alcuna fuga radioattiva…
2004, 9 agosto, Giappone. Incidente nella centrale nucleare della Tokyo Electric Power Company (Tepco), la più grande impresa produttrice di energia in Giappone. La società ha comunicato che il generatore dell’impianto di Fukushima-Daini è stato fermato per una perdita di acqua.
Questa è la lista delle catastrofi provocate dall’energia della morte, e credo che particolari importanti riguardo alle varie situazioni non siano stati sufficientemente approfonditi. Sicuramente c’è molto di più che non è stato reso pubblico.
Il nostro pianeta è un essere vivente e in quanto tale è soggetto a movimenti di crescita (cosmica). La nostra scienza priva di responsabilità e di coscienza, continua a credere di poter dominare le “forze della natura”. Questa convinzione ci ha permesso di costruire centrali nucleari su territori soggetti a movimento, nessuna zona sul pianeta è sicura per questo gli insediamenti nucleari sparsi sul pianeta rimangono insicuri. Pensate ad un terremoto come è accaduto in Giappone, o a un maremoto…
Messaggi extraterrestri che affrontano la questione dell’uso dell’energia nucleare.
“A suo tempo, tramite lo stesso mezzo, vi avevamo concesso un preciso, inequivocabile, avvertimento sul pericolo che incombe sulla sopravvivenza dell’umanità a causa della proliferazione delle centrali nucleari e di quanto riveste caratteristiche similari.” Questo messaggio veniva affidato dagli extraterrestri nel 1979 ad Eugenio:
“Sappiamo quanto prepotente ed incosciente sia la forza speculativa che continua a voler ignorare tale nostro avvertimento, accelerando sempre più un condizionamento egoisticamente deleterio mirante ad anteporre la sopravvivenza dei popoli all’effimero interesse del potere di mortali ricchezze.
Vogliamo sperare che i fatti successi vi abbiano data l’esatta cognizione di quanto potrebbe verificarsi in un prossimo immediato futuro se continuerete in questi folli progetti, ignorando il grave rischio a cui state andando incontro con piena coscienza.
È bene che sappiate che molto presto il vostro pianeta subirà serie convulsioni geodinamiche di notevole portata e con conseguenze imprevedibili che riguarderanno, particolarmente, un dissesto molto vasto della superficie dei continenti della Terra. Il previsto raddrizzamento dell’Asse Magnetico del vostro pianeta sarà la causa principale di tale dissesto.
Gli edifici delle centrali nucleari verrebbero, inevitabilmente, distrutti e con essi tutti quegli strumenti con deterrente nucleare apparentemente sicuri e ben nascosti.
La liberazione consequenziale delle vibrazioni mortali, non lascerebbero la minima possibilità di sopravvivenza sul vostro pianeta per molti millenni.
Crediamo di aver fatto il nostro dovere prospettandovi le previsioni a noi ben note, conoscendo vicende similari avvenute su altri pianeti abitati e governati dalla scienza senza coscienza così come avviene sul vostro pianeta.
Abbiamo un piano ben preciso per porre in salvezza un numero di persone di ambo i sessi destinate a miglior destino, se si dovesse verificare il non ravvedimento.
Per il momento non possiamo riferirvi altro.
Quanto è successo, succede e succederà, forse vi renderà pienamente consapevoli di quanto ci sforziamo per farvi seriamente meditare, dedurre e determinare. A voi la scelta”.
Gli extraterrestri ad Eugenio Siragusa.
Adesso arriviamo all’ultima catastrofe nucleare conosciuta in tutto il mondo: Fukushima. Pensate che tutto sia finito in questa vicenda? Credete che un reattore nucleare si possa spegnere con un interruttore come facciamo per una lampadina? Non credo proprio. Credo invece che sia importante dedicare un pò del nostro tempo alla lettura di queste comunicazioni.
Dossier Fukushima: i dati raccapriccianti
Un articolo pubblicato da Geen Peace il 9 Marzo, 2015 spiegava la situazione in dieci punti:
1. Noccioli fusi. La precisa ubicazione dei diversi noccioli fusi resta sconosciuta alla TEPCO come a chiunque altro, ma è accertato che una buona parte si è fusa attraversando i vessel (contenitori d’acciaio a pressione) e scendendo nella parte bassa della struttura di contenimento. L’operazione di raffreddamento del combustibile fuso dovrà continuare ancora per molti anni.
2. Acqua contaminata. L’acqua utilizzata per il raffreddamento rappresenta la maggior parte dell’acqua contaminata immagazzinata nelle circa mille vasche d’acciaio montate sul sito dal 2011 ad oggi. A dicembre 2014, un totale di 320 mila tonnellate di acqua altamente contaminata era immagazzinata nei serbatoi. TEPCO sta utilizzando diverse tecnologie per rimuovere fino a 62 radionuclidi da quest’acqua, ma non l’isotopo radioattivo trizio che non si sa ancora come trattare. L’acqua già trattata ma contenente trizio ammontava lo scorso 8 febbraio a 297 mila tonnellate.
3. Il programma di TEPCO. Inizialmente TEPCO stimava di riuscire a completare il trattamento di tutte le acque altamente contaminate entro la fine di marzo 2015, ma questo piano è stato rivisto a gennaio, quando la società ha annunciato di aver completato “circa il 50 per cento” del lavoro. Un nuovo programma dovrà essere annunciato in questi giorni, con TEPCO che ora prevede di completare il trattamento delle acque entro il prossimo maggio. Allo stesso tempo, circa 300 tonnellate di acqua sono necessarie ogni giorno per raffreddare il nocciolo rimanente e il combustibile fuso nei tre reattori.
4. Acque sotterranee. La stima ufficiale è che una quantità pari a circa 800 tonnellate di acqua scorra sul sito ogni giorno. Secondo una stima di TEPCO, 300/400 tonnellate di quest’acqua vengono contaminate. TEPCO afferma che la contaminazione delle acque sotterranee entrata nel sito è dovuto alla contaminazione della superficie che permea il terreno e raggiunge le falde acquifere, e che – ‘teoricamente’ – le acque sotterranee non vengono a contatto con l’acqua all’interno degli edifici del reattore; una teoria ancora non provata, che al momento resta solo sulla carta.
5. Un muro di lamiera. I tentativi di evitare questa contaminazione sono concentrati sulla costruzione di un tubo d’acciaio lungo 770 metri e di un muro di lamiera. La struttura in acciaio è situata ad una profondità di 30 metri, ovvero – secondo TEPCO – sotto il livello del suolo permeabile. Questa ipotesi è però messa in discussione dalle indagini geologiche sul sito, che mostrano come gli strati permeabili composti da arenaria e pomice siano ad una profondità di circa 200 metri rispetto alla superficie.
6. La costruzione di un muro di ghiaccio. TEPCO prevede di ridurre il volume delle acque sotterranee che entrano nel sito costruendo una parete di ghiaccio, con una circonferenza di 1,5 chilometri attorno alla centrale di Fukushima Daiichi. Per mettere in pratica questa soluzione, si dovrebbe forare il terreno per poter inserirvi 1.571 tubi di acciaio di 30 metri, da raffreddare a -30C°. L’obiettivo è quello di ridurre di due terzi l’acqua che fuoriesce nell’oceano. Il muro di ghiaccio dovrebbe restare in attività per 6 anni, fino a quando saranno sigillati i nuclei del reattore. Dubbi sull’efficacia di questa soluzione, e sulle conseguenze che questa porterebbe con sé, sono stati mossi anche da uno tra gli stessi consulenti internazionali di TEPCO e da un Commissario presso l’Autorità di regolamentazione nucleare giapponese (NRA).
7. Rimozione del combustibile esausto. Dopo il successo ottenuto con la rimozione del combustibile esausto e fresco dal reattore 4, la TEPCO vuole ora trasferire il combustibile ancora presente al reattore 3 o nella struttura comune dell’impianto oppure nella piscina del reattore 6 nel corso del 2015. A differenza però del trasferimento effettuato dal reattore 4, l’operazione dovrà essere svolta da remoto a causa dell’elevato livello di radiazioni nell’edificio che rende impossibile per degli esseri umani lavorare in un ambiente così contaminato. A complicare ulteriormente le cose, la presenza di macerie nel sito del reattore 3.
8. Decontaminazione. Dal monitoraggio della radioattività svolto da Greenpeace risulta che il 59% dei campioni presi in aree ufficialmente “decontaminate” era ancora oltre la soglia, con i livelli più alti rilevati lontano dalle strade. Il lavoro di decontaminazione è servito in sostanza solamente a “spostare” il problema, ma non a liberarsene. Attualmente 120 mila persone non hanno ancora fatto ritorno nelle loro case e il processo di decontaminazione sembra non conoscere fine. Le colline, le montagne e le foreste della Prefettura di Fukushima sono fortemente contaminate. Il risultato è che il materiale radioattivo viene dilavato attraverso i corsi d’acqua e raggiunge anche aree precedentemente decontaminate, ricontaminandole.
9. Rifiuti nucleari. Il processo di decontaminazione sta generando elevate quantità di rifiuti radioattivi stoccati in 54 mila siti temporanei in tutta la Prefettura di Fukushima. Le stime ufficiali sulle quantità di rifiuti che verranno prodotti dalle operazioni di decontaminazione parlano di 15-28 milioni di metri cubi di rifiuti nucleari. L’area contaminata al di sopra di 1mSv è di duemila chilometri quadri. Se venisse decontaminata genererebbe circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti. In realtà questo non è possibile e quindi in futuro avremo una costante ricontaminazione di città e paesi dovuta all’impossibilità di decontaminare le montagne forestate e i fiumi.
10. I costi. I costi delle operazioni di decontaminazione sono stimati in 170 miliardi di dollari. L’istituto privato di ricerca JCER (Japan Centre for Economic Research) stima i costi totali del disastro, la compensazione e il decommissioning dei sei reattori di Fukushima in 520/650 miliardi di dollari.
A distanza di 5 anni nel Marzo 2016 il giornale La Stampa diffondeva queste informazioni fornite da Green Peace.
Fukushima cinque anni dopo: radiazioni 35 volte superiori al massimo consentito.
Gli abitanti vengono forzati a rientrare nelle loro case, nonostante la contaminazione sia ancora a livelli altissimi, per bloccare i risarcimenti agli evacuati dal 2018.
Fukushima cinque anni dopo: radiazioni 35 volte superiori al massimo consentito.
PER LA PRIMA VOLTA nella storia del Giappone un tribunale locale ha ordinato lo stop di due reattori nucleari per ragioni di sicurezza. A cinque anni dal disastro dell’11 marzo alla centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, a causa del terremoto e dello tsunami che hanno messo in ginocchio il paese, la vicina città di Tomioka è abbandonata. Il livello di radiazioni è ben al di sopra dei limiti consentiti: Anche in diverse zone circostanti il pericolo di esposizione alle radiazioni è ancora molto alto, sebbene il governo spinga molti sfollati (sono ancora centomila, circa la metà) a far rientro nelle loro case.
Evacuazioni e risarcimenti
A Fukushima il governo vuole che la maggioranza della popolazione evacuata faccia rientro a casa nel 2017 anche se le aree sono ancora contaminate. “Questo è inaccettabile – dichiara il fisico Valerio Rossi Albertini, ricercatore del Cnr e membro del comitato scientifico di Green Cross, Ong ambientalista che ha effettuato i campionamenti nella Prefettura di Fukushima per valutare gli attuali rischi per l’uomo e l’ambiente – perché bisogna almeno lasciare ai cittadini la possibilità di decidere. Togliere l’indennizzo costringe di fatto molte famiglie indigenti a tornare in un ambiente pericoloso e nocivo, reso tale dalla colpevole leggerezza dei vertici della Tepco. Tanto più che, ad aggravare la situazione, concorre anche l’acqua di raffreddamento radioattiva rilasciata a più riprese dalla centrale di Fukushima nell’ambiente circostante”. La revoca del provvedimento di sgombero dalle aree contaminate, decisione che nel 2018 bloccherà i risarcimenti che la compagnia elettrica Tepco, gestore della centrale nucleare di Fukushima, è obbligata a corrispondere ai 50.000 evacuati, e che avrà l’effetto di far tornare i cittadini in zone con livelli di radiazioni altissimi.
Radiazioni
Le ultime rilevazioni parlano di 4,01 microSievert/ora. Sono 35 volte superiori rispetto alla massima dose annua fissata dalle Raccomandazioni della Commissione Internazionale per la Protezione Radiologica, secondo il fisico nucleare Stephan Robinson, direttore dei programmi acqua e disarmo di Green Cross Svizzera. Un dato allarmante, ma non basta. “Anche al di fuori di quest’area – continua Robinson – ad esempio a Koriyama, i parametri risultano fino a 20 volte più alti della soglia”. Il rischio è dovuto anche agli alimenti contaminati.
Sicurezza nucleare
I reattori 3 e 4 di Takahama erano stati riaccesi a fine gennaio, ma il reattore 4 era già stato bloccato dopo tre giorni per un problema tecnico. In Giappone rimangono così al momento solamente due reattori in funzione. A due giorni dal quinto anniversario dell’incidente di Fukushima, la decisione della Corte distrettuale di Otsu di ordinare l’arresto dei reattori di Takahama, sottolinea la divergenza dei giudizi e nelle valutazioni sul tema della sicurezza nucleare in Giappone, non solo tra l’opinione pubblica, ma anche nei diversi organi dell’apparato statale. Malgrado l’introduzione di norme più rigorose da parte dell’Agenzia della Sicurezza Nucleare per la manutenzione e la gestione delle centrali, sponsorizzate dall’esecutivo di Shinzo Abe e definite “tra le più stringenti al mondo”, il tribunale distrettuale della prefettura di Shiga è riuscito lì dove non avevano potuto le petizioni di migliaia di cittadini, aprendo un punto di rottura al tentativo del governo di un graduale riavvio delle 43 centrali del paese, tutt’ora dormienti.
Progettazione
La Corte spiega la decisione con l’inadeguatezza delle misure di emergenza, e imprecisati difetti nella progettazione dell’impianto. In altre parole, gli standard che servirebbero a scongiurare un’altra tragedia come quella di Fukushima, non sono stati ancora raggiunti. A questo proposito l’ingegnere Paolo Ruffatti, che è stato capo officina nella costruzione della centrale di Caorso, a Piacenza, spiega che “l’impianto di estrazione degli incondensabili aveva una sola tubazione di grosso diametro per la raccolta/aspirazione: il reattore 4 è esploso a causa della quantità di idrogeno che è passata attraverso quel tubo unico”.
Incidente
Un’onda di 14 metri ha invaso la centrale alle 15.35 dell’11 marzo 2011. Dei sei reattori solo i primi tre erano funzionanti in quel momento. Dei 12 generatori delle pompe di raffreddamento 11 sono andati fuori uso. E la centrale è andata in blackout. Le esplosioni che hanno polverizzato le gabbie esterne di contenimento del reattore 4 sono state causate dall’idrogeno: si era accumulato dal vapore caldo entrato in contatto con barre di combustibile nucleare surriscaldate. Queste barre erano ricoperte da un rivestimento in lega di zirconio, o “zircaloy”, il materiale utilizzato in tutti i reattori raffreddati ad acqua, che costituiscono oltre il 90% dei reattori delle centrali nucleari.
Negligenza
Il governo giapponese ha rilasciato una serie di rassicurazioni, perché nel paese, ad alto rischio sismico, ci sono 18 centrali nucleari. Anche la Tepco, l’azienda che gestisce l’impianto, ha cercato di minimizzare l’incidente: ha dato informazioni imprecise e vaghe soprattutto nei primi giorni dell’emergenza, non dichiarando con precisione la quantità di radiazioni rilasciate e le informazioni sullo stato dei sistemi di raffreddamento di tutti i reattori e sul livello di sicurezza delle piscine di raffreddamento del combustibile irraggiato. E nel 2005 i vertici della società si erano dovuti dimettere per aver falsificato rapporti sulla sicurezza delle centrali per un periodo di oltre 15 anni. Il quotidiano “Asahi” ha riferito qualche giorno fa che tre ex dirigenti, l’ex presidente di Tepco Tsunehisa Katsumata e due ex vicepresidenti, Sakae Muto e Ichiro Takekuro, sono stati incriminati per negligenza professionale, per non aver adottato alcuna misura preventiva di sicurezza in vista di eventi straordinari (ma non rari, visto che il Giappone poggia su una faglia sismica) come quello del 2011.
Rischi noti
“Le vulnerabilità in termini di sicurezza, inclusa la vulnerabilità a un’onda di tsunami alta 10 metri era ben nota e ribadita in un rapporto commissionato dalla Tepco del 2008”, conferma il direttore esecutivo di Greenpeace, Giuseppe Onufrio, che aggiunge: “Le negligenze nel campo della sicurezza nucleare – sia nella costruzione che nella gestione – sono estremamente diffuse: dalle migliaia di crepe scoperte da poco nei reattori belgi di Doel e Thiange alla insufficiente dotazione di generatori di emergenza (scoperta con i recenti stress test: un solo generatore d’emergenza in centrali nucleari con 6 reattori come a Gravelines in Francia) e persino a Flamanville dove costruiscono l’Epr (il reattore nucleare europeo ad acqua pressurizzata) per il quale tempi e costi per il colosso dell’energia nucleare Edf si dilatano sempre più. In ogni caso, nessun reattore noto potrebbe evitare la fusione del nocciolo (la parte del reattore a fissione che contiene le componenti di combustibile) se, come a Fukushima, mancasse la corrente per giorni e giorni e il generatore d’emergenza fosse fuori uso. L’esplosione si poteva evitare, ma ciò non avrebbe evitato la fusione del nocciolo (e il rilascio di radioattività) che nel reattore 1 è avvenuta in meno di 12 ore, come del resto era noto dalle stime dell’Oak Ridge National Labs che aveva effettuato queste valutazioni già negli anni Ottanta.
Danni ambientali
Di tutte le tonnellate di acqua (400 tonnellate al giorno) stoccata e pompata dai tecnici della Tepco per tenere l’impianto al di sotto della temperatura “subcritica” di 100 gradi centigradi e impedire una fusione nucleare, non si sa quante decine siano state sversate in mare. E quante ancora oggi, secondo l’allora premier giapponese Naoto Kan, anche se la Tepco nega. L’acqua contaminata pompata dal sottosuolo e presente nei pozzi, infatti, sta fuoriuscendo spontaneamente verso l’oceano. Tepco ha costruito una barriera sotterranea di contenimento che, pare, non funzioni. ll rapporto di Greenpeace dice che Fukushima avrà impatti ambientali per secoli e che il programma di decontaminazione del governo non ne ridurrà la portata. “Purtroppo, temo che Greenpeace abbia ragione”, ha ribadito l’ex premier giapponese Naoto Kan.
FUKUSHIMA (Controlli anti-radiazioni)
Naoto Kan ex premier giapponese: “A Fukushima l’acqua contaminata viene tuttora dispersa in mare, per chiudere i reattori ci vorranno più di quarant’anni”
“C’È DEL materiale radioattivo che continua a fuoriuscire dalla centrale di Fukushima: a 5 anni dal disastro l’acqua contaminata viene ancora dispersa in mare, anche se la Tepco, gestore dell’impianto, dice il contrario”.
Questo sostiene Naoto Kan, che in quei giorni tragici era il primo ministro del Giappone, e che incontriamo in un hotel romano vicino a Villa Borghese. Kan ricorda anche che allora i vertici della Tepco tennero all’oscuro perfino lui su quanto stava realmente accadendo alla centrale.
Secondo l’attuale premier Shinzo Abe, la situazione si sta normalizzando. Ma in che condizioni versano i reattori danneggiati l’11 Marzo 2011?
“Nei reattori 2 e 3 il combustibile nucleare è finito sul fondo dei contenitori dove continua a bruciare. È quindi necessario continuare a immettere acqua per mantenere la temperatura sotto controllo. Prima di chiudere la centrale, la Tepco dice che occorreranno 40 anni, ma io credo che ci vorrà molto di più. Inoltre, delle 160mila persone che lasciarono le proprie abitazioni per colpa delle radiazioni, a oggi ne sono tornate solo 60mila”.
L’inchiesta ha evidenziato che fu la rottura di una valvola a salvare il Giappone da una catastrofe ben più grave di quella avvenuta. È vero?
“Sì, nella piscina in cui erano stoccate le barre di combustibile del reattore 4 l’acqua stava evaporando. Se ciò fosse avvenuto, le barre avrebbero emesso una tale quantità di radiazioni da investire l’aerea urbana di Tokyo e provocare la morte di milioni di persone. Per fortuna si ruppe una piccola chiusa e da un serbatoio vicino arrivò l’acqua che evitò un cataclisma”.
Pensò mai di lanciare un vasto piano di evacuazione?
“Sì, anche perché avevo letto quanto era accaduto a Cernobyl, dove c’è un solo reattore, mentre a Fukushima ce ne sono 6. Avevo previsto di evacuare tutta la regione di Tokyo, ossia 50 milioni di persone”.
Perché nonostante 150 miliardi di dollari per la bonifica, l’area è tuttora inospitale?
“Al momento è in atto la bonifica delle aeree residenziali. Più in là si procederà anche per quelle agricole e per i boschi della regione”.
Il rapporto di Greenpeace dice che Fukushima avrà impatti ambientali per secoli e che il programma di decontaminazione del governo non ne ridurrà la portata.
“Purtroppo, temo che Greenpeace abbia ragione”.
Prima dello tsunami lei era un sostenitore dell’energia nucleare. Adesso?
“Se una volta avevo fiducia nelle capacità tecniche del mio Paese, Fukushima mi ha fatto capire che mi sbagliavo”.
Greenpeace: “Le conseguenze di Fukushima continueranno per secoli”
L’allarme degli ambientalisti: rilevate mutazioni e dna alterato nelle foreste vicine al luogo del disastro nucleare in Giappone di cinque anni fa.
Una catastrofe nei secoli dei secoli. L’impatto ambientale del disastro nucleare di Fukushima in Giappone, di cui fra pochi giorni ricorre il quinto anniversario, avrà conseguenze su foreste e fiumi che dureranno decenni, se non per centinaia di anni. L’allarme arriva da un rapporto di Greenpeace, pubblicato oggi (8 Giugno 2016), secondo il quale scienziati hanno rilevato i primi segni di mutazioni ereditarie e di alterazioni nel Dna di diverse forme di vita nelle foreste, dagli alberi alle farfalle. L’associazione ambientalista sottolinea che da studi scientifici – indipendenti e condotti dcesia specialisti di Greenpeace – emergono le prime evidenze dei profondi impatti ambientali del disastro nucleare. Tra queste le elevate concentrazioni di radiazioni in nuove foglie e nel polline, l’apparente aumento di mutazioni nella crescita degli abeti con l’aumentare dei livelli di radiazione, e ancora mutazioni ereditarie in alcune popolazioni di farfalle e vermi con Dna danneggiato in zone altamente contaminate. Rilevata anche la contaminazione da cesio in pesci d’acqua dolce importanti dal punto vista commerciale. Greenpeace Giappone ha da poco lanciato anche un’indagine sulla contaminazione radioattiva delle acque dell’Oceano Pacifico lungo le coste in un raggio di 20 chilometri dalla centrale nucleare.
Il massiccio programma di decontaminazione del governo non avrà quasi nessun impatto nel ridurre la minaccia ecologica che deriva dall’enorme quantità di radiazioni del disastro nucleare di Fukushima”, ha avvertito Ulrich Kendra, attivista senior di Greenpeace per il nucleare in Giappone. Il gruppo ecologista, che ha condotto una lunga campagna contro l’industria nucleare in Giappone, hanno effettuato numerosi studi dopo la tragedia dell’11 marzo 2011, innescata da un terremoto e da uno tsunami.
Fukushima, la strage dei robot: «muoiono» dopo pochi minuti tentando di fermare i reattori
Dal 2011 il Giappone non ha smesso di lottare per arginare gli effetti del più grave incidente nucleare della storia. Un disastro che ha contaminato l’anima del Paese: incidendo profondamente sulla concezione stessa di nazione che i giapponesi hanno coltivato per secoli, un destino unico, un legame con la Natura sottolineato dalla cultura shintoista che appare incrinato, se non spezzato.
Cinque anni dopo, il vulcano invisibile è ancora lì, con il suo cono ormai collassato, immerso nelle viscere della terra, a rovesciare nell’ambiente la radioattività dei nuclei fusi dopo le molteplici esplosioni seguite al terremoto-tsunami dell’11 marzo 2011. Fukushima anno zero? Il Giappone in questo lustro non ha smesso di lottare per arginare gli effetti del più grave incidente nucleare della storia: in questi ultimi mesi si sono moltiplicati gli sforzi di fermare la fusione togliendo ai reattori il materiale che li alimenta, ma — come già era accaduto nel 2015 — tutti i robot inviati a tentare l’intervento sono «morti». I loro sistemi vanno fuori uso a causa delle radiazioni: macchine per costruire le quali si impiegano due anni vanno il tilt in pochi minuti, appena si avvicinano al nucleo, come racconta il sito australiano news.com citando Naohiro Masuda, il capo della commissione della Tepco incaricata di mettere in sicurezza l’impianto.
E’ stato un incidente che ha surclassato quello di Chernobyl (1986), a lungo definito «il più grave di sempre». Ma se in quella che era allora l’Urss (oggi Ucraina) fu l’errore umano a provocare l’imbizzarrimento di un reattore, peraltro già vetusto e comunque di concezione «primitiva», a provocare la devastazione della centrale giapponese è stata la Natura, quella Natura che si fa a volte imprevedibile e spietata.
La scossa e lo tsunami
Prima un terremoto del 9° grado della scala Richter, potentissimo quanto raro, sul fondo dell’oceano prospiciente la costa del Nordest del Sol Levante. Poi una serie di onde gigantesche, uno tsunami appunto, con muri d’acqua fino a 40 metri che si sono divorati città e villaggi fino all’entroterra: 16 mila i morti stimati, 2.572 i dispersi e 200 mila gli evacuati, con oltre 127 mila edifici distrutti. In poche ore, il Paese antico proiettato sul futuro si è ritrovato immobile, incapace di reagire, stordito da una tragedia di proporzioni bibliche. Ma il peggio, in quella fredda giornata che ancora teneva a distanza la primavera, con le nuvole gonfie di neve pronte a peggiorare, se possibile, la situazione, doveva ancora arrivare. O meglio, era accaduto ma pochi se ne erano resi conto. E stavano zitti.
La furia delle onde sulla centrale
Cosa era successo? Le onde provocate dal sisma avevano raggiunto in un’ora la centrale di Fukushima, facendosi beffe dei muri anti-tsunami progettati per frangenti non più alti di sei metri. La marea con picchi di 15 metri aveva devastato la centrale (già in blocco per il terremoto e gestita dai sistemi di emergenza) facendo saltare tutti i circuiti di alimentazione alternativi responsabili del raffreddamento del combustibile nucleare. Uno dopo l’altro, nelle ore e nei giorni seguenti, i reattori 1, 2, 3 e 4 furono avvolti dalle fiamme, distrutti da esplosioni, mentre le squadre di emergenza tentavano in ogni modo di raffreddare le barre di uranio esausto e i noccioli stessi, usando alla fine persino l’acqua di mare. Tutto inutile.
Le reticenze della Tepco
Mentre la popolazione dell’area intorno alla centrale veniva evacuata, la Tepco, la società che gestiva la centrale, riconosceva con fatica la gravità della situazione, dando un’immagine di reticenza e inaffidabilità che contribuiva ad aumentare i timori della popolazione. Mentre Tokyo appariva deserta, in preda al panico, la realtà entrava prepotentemente nelle case dei giapponesi (e del mondo intero) attraverso gli inchini di scusa e i volti terrei dei responsabili della centrale. Per qualche giorno si temette l’impensabile: l’evacuazione dell’intero Kanto, la regione di Tokyo e altre metropoli con una sessantina di milioni di residenti. Come dire: prendere l’Italia intera e spostarla da un’altra parte. Non andò così, per fortuna. Ma le conseguenze dell’incidente sono ancora gravi e, secondo gli esperti della Tepco, «ci vorranno altri 30-40 anni per smantellare e rendere sicura la centrale di Fukushima».
Ritorno alla normalità: speranza o illusione?
«Un’illusione – ci dice, amaro, Junji Tsuchiya, sociologo dell’Università Waseda di Tokyo – non sappiamo quanto tempo sarà necessario. Forse non basteranno secoli. Perché i noccioli di almeno tre reattori, fondendosi, hanno ormai distrutto il vascello di contenimento del reattore tracimando nell’ambiente sottostante, fino a raggiungere la falda acquifera e oltre. Come si potrà ripulire questo disastro? Non esiste la tecnologia, ancora. Non siamo nemmeno in grado di vedere quale sia lo stato dell’interno dei reattori: i robot che arrivano vicini si rompono uno dopo l’altro a causa della violenza delle radiazioni».
Quelli che sono tornati
Eppure, le autorità hanno consentito a una parte degli abitanti di diverse cittadine comprese nel «raggio di esclusione», la no-go zone intorno a Fukushima di rientrare nelle loro abitazioni (per primi, dallo scorso settembre, 350 residenti di Naraha), coperte di polvere e abbandonate nell’incuria. Nel complesso, solo 60 mila persone delle 160 mila che lasciarono le proprie abitazioni per colpa delle radiazioni hanno potuto (o voluto) fare ritorno. Dalla centrale, ancora oggi, tonnellate e tonnellate di acqua contaminata vengono versate nell’oceano antistante, alterando e inquinando la flora e la fauna acquatica. La bonifica del territorio riguarda quasi 20 milioni di metri cubi di suolo intriso di particelle velenose. Lungo le colline del villaggio di Iitate, uno dei più suggestivi della regione del Tohoku prima della catastrofe, sono stati ammassati 2 milioni e 900 mila sacchi di terra radioattiva, e l’obiettivo del governo di far rientrare i residenti nel marzo del 2017 appare già poco credibile.
Il legame spezzato
Nel frattempo il tempo passa, anno dopo anno i giapponesi si trovano a fare i conti con un disastro che ha inciso profondamente sulla concezione stessa di nazione che hanno coltivato per secoli, un destino unico, un legame con la Natura sottolineato dalla cultura shintoista che appare incrinato, se non spezzato. «La nostra arroganza – conclude il professor Tsuchiya – ha offeso i kami, gli spiriti del mondo. Non sarà facile riconquistare la loro fiducia».
Stiamo parlando di un disastro nucleare che è assolutamente senza precedenti, ed è in costante peggioramento. I seguenti sono 28 segni che la costa occidentale del Nord America è assolutamente bombardata con radiazioni nucleari di Fukushima e l’umanità è a rischio. La mappa a sinistra viene dal centro di verifiche emergenze nucleari. Essa mostra che i livelli di radiazione presso le stazioni di monitoraggio delle radiazioni in tutto il paese sono elevati. Questo è vero soprattutto lungo la costa occidentale degli Stati Uniti. Ogni singolo giorno, 300 tonnellate di acqua radioattiva da Fukushima entrano nell’Oceano Pacifico. Ciò significa che la quantità totale di materiale radioattivo rilasciato da Fukushima è in costante aumento, ed è in costante aumento la radioattività nella nostra catena alimentare.
In definitiva, tutto ciò che riguarda le radiazioni nucleari sopravviverà a tutti noi con un margine molto ampio. Stanno dicendo che potrebbe richiedere fino a 40 anni per ripulire il disastro di Fukushima, e nel frattempo innumerevoli persone innocenti svilupperanno il cancro e altri problemi di salute a causa di esposizione a livelli elevati di radiazioni nucleari.
Stiamo parlando di un disastro nucleare che è assolutamente senza precedenti, ed è in costante peggioramento. I seguenti sono 28 segni che la costa occidentale del Nord America è assolutamente fritta dalle radiazioni nucleari di Fukushima:
1. Gli orsi polari, foche e trichechi lungo la costa dell’Alaska sono affetti da perdita di pelo e ferite aperte.Esperti della fauna selvatica stanno studiando se la perdita di pelo e ferite aperte rilevati in nove orsi polari nelle ultime settimane è diffusa e correlata ad incidenti simili tra foche e trichechi.
Gli orsi, 33 avvistati, sono stati trovati pressi di Barrow, in Alaska, durante il lavoro di indagine di routine lungo la costa artica. I test hanno mostrato che avevano “alopecia o perdita di pelo e altre lesioni cutanee”, l’US Geological Survey ha detto in una dichiarazione.
2. C’è una epidemia di leoni marini morti lungo la costa della California.
Al rookeries isola al largo della costa della California del Sud, il 45 per cento dei cuccioli nati nel mese di giugno sono morti, ha detto Sharon Melin, un biologo della fauna selvatica per il National Marine Fisheries Service con sede a Seattle. Normalmente, meno di un terzo dei cuccioli sarebbero morti. E ‘diventato così pessima la situazione nelle ultime due settimane che la National Oceanic and Atmospheric Administration ha dichiarato un “evento insolito di mortalità”.
3. Lungo la costa del Pacifico del Canada e dell’Alaska, la popolazione di salmone rosso è a un minimo storico . Molti stanno incolpando Fukushima.
4. Qualcosa sta causando a molte specie di pesce lungo la costa ovest del Canada il sanguinamento dalle loro branchie, pance e bulbi oculari.
5. Un vasto campo di detriti radioattivi da Fukushima, che è circa la dimensione della California ha attraversato l’Oceano Pacifico e sta iniziando a entrare in collisione con la costa occidentale.
6. Viene previsto che la radioattività delle acque costiere al largo della costa occidentale degli Stati Uniti potrebbe raddoppiare nel corso dei prossimi 5-6 anni.
7. Gli esperti hanno scoperto livelli molto elevati di cesio-137 nel plancton che vive nelle acque dell’Oceano Pacifico tra le Hawaii e la costa occidentale.
8. Un test in California, ha scoperto che 15 su 15 dei tonni rossi esaminati sono stati contaminati con radiazioni da Fukushima.
9. Già nel 2012, il Vancouver Sun ha riferito che il cesio-137 veniva trovato in una percentuale molto alta dei pesci che il Giappone stava vendendo in Canada:
• 73% di sgombro testato
• 91% del halibut
• il 92% delle sardine
• 93% del tonno e anguilla
• 94% del merluzzo e acciughe
• 100% della carpa, alghe marine, squali e coda di rospo
10. Autorità canadesi stanno trovando livelli estremamente elevati di radiazioni nucleari in alcuni campioni di pesce. Alcuni campioni di pesce testati fino ad oggi hanno avuto livelli molto alti di radiazioni: un campione di branzino raccolto nel mese di luglio, per esempio, ha avuto 1.000 becquerel per chilogrammo di cesio.
11. Alcuni esperti ritengono che abbiamo potuto vedere casi elevati di cancro lungo la costa occidentale solo da persone che mangiano pesce contaminato. “Guardate quello che sta succedendo ora: Stanno scaricando enormi quantità di radioattività nell’oceano – nessuno si aspettava questo nel 2011,” Daniel Hirsch, docente di politica nucleare presso l’Università di California-Santa Cruz, ha detto Global Security Newswire . “Potremmo avere un gran numero di tumori da ingestione di pesce”.
12. BBC News ha recentemente riportato che i livelli di radiazioni intorno Fukushima sono ”18 volte più elevato di quanto si credesse”.
13. Uno studio finanziato dall’UE ha concluso che Fukushima ha rilasciato fino ad ora 210 quadrilioni becquerel di cesio-137 in atmosfera.
14. La radiazione atmosferica da Fukushima ha raggiunto la costa occidentale degli Stati Uniti nel giro di pochi giorni nel 2011.
15. A questo punto, 300 tonnellate di acqua contaminata si riversano nell’Oceano Pacifico da Fukushima ogni singolo giorno.
16. Un ricercatore di chimica marina dell’Agenzia giapponese di Meteorological Research Institute del dice che “30 miliardi di becquerel di cesio radioattivo e 30 miliardi di becquerel di stronzio radioattivo” vengono rilasciate nell’Oceano Pacifico da Fukushima ogni singolo giorno.
17. Secondo la Tepco, un totale compreso tra 20 mila miliardi e 40.000 miliardi di becquerel di trizio radioattivo sono stati riversati nell’Oceano Pacifico dopo il disastro di Fukushima ha iniziato.
18. Secondo un professore dell’Università di Tokyo, 3 gigabecquerels di cesio-137 scorrono nella porta di Fukushima Daiichi ogni singolo giorno.
19. Si stima che, rispetto a Chernobyl, sono state rilasciate in mare 100 volte più di radiazioni nucleari a Fukushima rispetto a quanto è stato rilasciato durante l’intero disastro di russo.
20. Uno studio recente ha concluso che un grande aggregato di cesio-137 dal disastro di Fukushima inizierà a fluire nelle acque costiere degli Stati Uniti all’inizio del prossimo anno.
21. Viene previsto che livelli significativi di cesio-137 si raggiungeranno in ogni angolo del Pacifico entro il 2020.
22. Viene previsto che l’intero Oceano Pacifico sarà presto contaminato con “livelli di cesio da 5 a 10 volte superiore” rispetto a quello che abbiamo visto durante l’epoca di pesanti prove di bombe atomiche nell’oceano Pacifico molti decenni fa.
23. Le immense quantità di radiazioni nucleari entrati in acqua nel Pacifico hanno provocato l’ambientalista-attivista Joe Martino ad emettere il seguente avviso … “I vostri giorni fatti di mangiare pesce dell’Oceano Pacifico sono finiti”.
24. Lo iodio-131, cesio-137 e stronzio-90 che sono costantemente in arrivo da Fukushima stanno andando a influenzare La salute di coloro che vivono nell’emisfero nord per un tempo molto, molto lungo. Basta considerare quello che Harvey Wasserman aveva da dire su questo …
Lo Iodio-131, per esempio, può essere ingerito nella tiroide, dove emette particelle beta (elettroni) che danni tissutali. Una piaga di tiroidi danneggiate è già stato segnalato tra ben il 40 per cento dei bambini nella zona di Fukushima. Tale percentuale non può che andare più in alto. In via di sviluppo tra i giovani, può arrestare la crescita sia fisica che mentale. Tra gli adulti che provoca una vasta gamma di disturbi secondari, tra cui il cancro.
Il Cesio-137 da Fukushima è stato trovato in pesci pescati lontani come la California. Si diffonde in tutto il corpo, ma tende ad accumularsi nei muscoli.
Il fine vita dello stronzio-90 è di circa 29 anni. Imita il calcio e va nelle nostre ossa.
25. Secondo un recente rapporto di Infowars Planet , la costa della California si sta trasformando in una “zona morta”. Andando sulle spiaggie della California le rocce sono innaturalmente pulite – non c’è quasi più fuco, cirripedi, ricci di mare, ecc più e le pozze di marea sono allo stesso modo stranamente privi di granchi, lumache e altri segni di vita.
26. Uno studio condotto l’anno scorso è giunto alla conclusione che le radiazioni dal disastro nucleare di Fukushima potrebbe influenzare negativamente la vita umana lungo la costa occidentale del Nord America dal Messico all’Alaska “per decenni”.
27. Secondo il Wall Street Journal, la pulizia di Fukushima potrebbe richiedere fino a 40 anni per il completamento .
28. Il professore di Yale Charles Perrow avverte che se la pulizia di Fukushima non viene gestita con il 100% di precisione, l’umanità potrebbe essere minacciata per “migliaia di anni”.
“Le condizioni della piscina dell’unità, a 100 metri dal suolo, sono pericolose, e se due aste qualsiasi dovessero toccarsi potrebbero provocare una reazione nucleare che sarebbe incontrollabile. La radiazione emessa da tutte queste sbarre, se non sono continuamente al fresco e mantenute separate, richiederebbe l’evacuazione delle zone circostanti Tokyo. A causa della radiazione presso il sito dove sono contenute 6375 barre nel lotto in comune, se non venissero raffreddate continuamente, le conseguenze potrebbero essere un processo di fissione che minaccerebbe l’umanità per migliaia di anni“.
Credo che tuto questo possa darci una chiara visione di quello che sta accadendo sul nostro pianeta, nella nostra vita, sulle nostre tavole, nell’aria che respiriamo, nell’acqua che beviamo. Credo sia importante che ogni persona conosca gli effetti causati dall’ignoranza di chi non ha previsto tutto ciò solo perchè abbagliato da sete di potere e di interesse personale. Certamente l’umanità dovrebbe essere informata sulle diaboliche arti del maligno che anche attraverso l’uso improprio dell’energia nucleare, attenta agli equilibri della creazione.
A cura di Giuliano Falciani
Fonti:
La Stampa – La Repubblica- Green Peace – Corriere della Sera – “Missione Universale” –
Lettere e messaggi di Eugenio Siragusa –