Intervista a Glenn Steckling

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Il 16 Novembre 2016 abbiamo incontrato Glenn Steckling, presidente della Fondazione Adamski, a San Diego in California.

Giuliano: Buongiorno Glenn, grazie per essere qui, è un piacere incontrarti. Vorremmo saperne di più sulla meravigliosa esperienza di George Adamski, conosciuto in tutto il mondo per aver avuto contatti con gli esseri dello spazio. Ci puoi raccontare quando tutto questo è iniziato?
Glenn: Il periodo di contatto ufficiale fu tra la fine degli anni ’40 e l’inizio degli anni ’50. Era un periodo storico in cui sono stati registrati molti avvistamenti su tutto il pianeta, sia durante che dopo la seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti ad esempio, a Washington DC.
L’attività delle astronavi aumentò al punto che molte persone in tutto il mondo cominciarono a vederli e a parlare del fenomeno.

Nel caso di George, aveva iniziato ad avere avvistamenti con il suo telescopio già dagli anni Trenta; nel 1938, anche il Los Angeles Times gli dedicò un articolo. Dopo aver ricevuto in dono il suo primo telescopio di 6 pollici, in due anni, scattò diverse immagini e le mandò al governo degli Stati Uniti, il quale però non diede mai una risposta chiara, si limitò a dare sempre riscontri inconcludenti; non dimentichiamoci che tutto ciò accadeva nel bel mezzo della Seconda Guerra mondiale e quindi il Governo all’epoca aveva altre priorità a cui pensare, e non poté trattare il caso con la giusta importanza.

Successivamente George si allontanò dalla città e andò a vivere campagna, avvicinandosi al monte Palomar. Qui il numero di avvistamenti aumentò notevolmente; George era una di quelle persone che non aveva paura di parlare pubblicamente di questi fatti. Il suo caso era unico perché c’erano dei testimoni assieme a lui, e aveva delle ottime foto realizzate con il telescopio in un epoca in cui la tecnologia non permetteva di falsificare questo tipo di materiale; ai giorni nostri abbiamo programmi e tecnologie informatiche che possono modificare e creare qualsiasi cosa.

Oggi, la maggior parte del materiale inerente all’ufologia è ritenuto fasullo ma in quegli anni non era possibile manipolare le fotografie scattate con lenti telescopiche, l’effetto delle sgranature dell’atmosfera e tutti gli altri effetti ottici erano impossibili da contraffare.

Perché questi esseri hanno contattato George, e qual era il messaggio che ha ricevuto da loro?
Nel corso degli anni, grazie al suo coinvolgimento, ha avuto il privilegio di essere un portavoce degli extraterrestri, di diffondere informazioni avanzate ricevute dagli esseri di altri mondi che ci hanno visitato. Queste informazioni erano state fornite per scopi diversi: alcune erano di natura tecnologica e George le trasmise ai nostri scienziati che all’epoca lavoravano al programma di sviluppo spaziale, altre avevano lo scopo di promuovere e sostenere lo sviluppo della nostra società affinché essa potesse andare al di là del nostro pianeta, e tutti noi potessimo realizzare e riconoscere il legame con la vita che non è solo presente sulla Terra e le implicazioni che questo comportava.

Queste informazioni, quindi, non aiutavano solamente ad acquisire maggiore consapevolezza di quello che stavamo facendo al nostro pianeta con gli esperimenti atomici per esempio, ma ci avrebbero anche resi coscienti dei cambiamenti geofisici che abbiamo erroneamente etichettato come “riscaldamento globale”, mentre in realtà sono eventi che coinvolgono tutto il Sistema Solare, quindi anche il nostro Sole e il nostro pianeta, essendo parte di un ciclo naturale di più ampia portata.

Le informazioni ricevute ci fanno comprendere la nostra incoscienza nel perseverare nella noncuranza del nostro habitat, creando così degli squilibri capaci di causare effetti dannosi soprattutto per noi, che dipendiamo solo da questo mondo, non potendo ancora viaggiare nello spazio (dove porteremmo l’atteggiamento predominante distruttivo che ci contraddistingue).
George era molto impegnato nel trasmettere queste informazioni e ciò che lo distingueva da tanti altri fu l’impegno in prima linea nella divulgazione non solo con l’opinione pubblica, ma anche con il governo e le organizzazioni militari e religiose.

Non aveva paura e non si vergognava di essere ridicolizzato, non temeva l’opinione della gente, non aveva timore di essere assassinato o di altre cose simili. Era così concentrato sull’importanza della sua esperienza e su quello che aveva il privilegio di trasmettere, di divulgare; non era assolutamente condizionato ne dai giudizi negativi ne da tutte le maldicenze. Era una figura molto carismatica.
Vi erano molti che non erano d’accordo con lui, e molti altri che avrebbero voluto rubargli la scena. George non ha mai lavorato per i riconoscimenti; non gli interessavano minimamente, basti pensare che spesso rivelava la maggior parte delle informazioni in forma anonima o senza associarle al suo nome.

Erano presenti testimoni agli incontri che George aveva con gli esseri dello spazio?
Sì. Nel corso degli anni anche io e la mia famiglia abbiamo avuto il privilegio di incontrarli e interagire con loro. Tante persone nel campo dell’ufologia sostengono che possono chiamarli, possono comunicare con loro, oppure posso attirarli a sé, ma questa è una sciocchezza. La verità è che questi esseri vengono da noi quando sono pronti e quando è il momento di avere un contatto. Ciò avviene per ragioni e scopi molto specifici, non sono situazioni pericolose per la nostra salute, loro non vengono per curiosità ne per fare conversazione.

Il loro programma di contatto è studiato fin nei minimi dettagli; questi esseri possono fare valutazioni che noi non siamo ancora in grado di attuare. Posso solo dire che per un certo periodo abbiamo avuto il privilegio di interagire con loro secondo le necessità del lavoro che dovevano svolgere; l’incontro non dipendeva mai da noi. E’ stata un’esperienza unica, direttamente vissuta.

Ci sono molte persone che copiano ciò che gli altri dicono per poi convenientemente prendere le distanze e allontanarsi dalla responsabilità quando vengono contestati. Se qualcuno mi chiede qualcosa di cui ho avuto esperienza diretta, darò una risposta precisa, e, se non conosco la risposta, dirò semplicemente che non lo so, perché non ho bisogno di dimostrare niente che non abbia vissuto o conosciuto.

George ha viaggiato con loro sulla Luna e su Venere?
Ha raccontato, in uno dei suoi primi libri, l’esperienza di quando andò in orbita; ha descritto come lo spazio visto da lassù, l’aspetto dei campi stellari, descrisse l’effetto firefly e la carica delle molecole attorno alla sonda, quasi 10 anni prima che John Len facesse una descrizione molto simile (1963).

Ha raccontato che mentre orbitava sulla Luna vedeva la foschia nell’atmosfera, dimostrazione del fatto che vi era acqua, cosa che oggi è stata dimostrata. Spiegò che sul nostro satellite esiste anche una combinazione di acqua, atmosfera e ossigeno. Ovviamente non è una località di villeggiatura come può essere Tahiti, ma inizia ad avere tutte le condizioni adatte per accogliere la vita.

Sulla Terra la vita si manifesta anche in condizioni estreme: a migliaia di metri sotto l’oceano ad una fortissima pressione o addirittura in punti dove la temperatura arriva a molti di gradi sopra (zone vulcaniche) e sotto lo zero come ai poli. Se confrontiamo questi parametri con quelli di altri pianeti, ad esempio Marte, possiamo notare che la differenza tra le temperature più rigide e quelle più calde presenti sulla Terra non sono poi così differenti.

Quindi, quando guardiamo alle temperature più estreme, sopra e sotto lo zero, che alcuni esseri viventi sulla Terra possono tollerare, alla presenza di atmosfera e di acqua, come facciamo a dire che su altri pianeti non vi può essere assolutamente vita?
Non ci credono nemmeno loro, e come potrebbero: sono tutti scienziati. Il dottor Jastrow, che ha guidato la missione Viking ha detto: “Abbiamo già trovato tracce di vita microbica su Marte nel primo passaggio, ma non ci permetteranno di dirlo”.

Mio padre fu invitato davanti a un gruppo di 22 scienziati nel 1967, si presentò al “NASA Goddard Space Center” in compagnia di mia madre e della signora Rodeffer. Parlarono interamente della vita extraterrestre, della quale però gli scienziati erano già a corrente. Conoscevano l’aspetto delle loro astronavi, sapevano come venivano costruite e conoscevano il carburante che utilizzavano, conoscevano gli esseri che le pilotavano, da dove provenivano: sapevano già tutte queste cose.

Ma erano più interessati ad altre informazioni: volevano sapere come funziona la telepatia, perché la volevano impiegare come back-up per le telecomunicazioni nelle missioni Apollo; erano interessati a quante persone provenienti da altri mondi venivano sulla Terra e camminavano tra di noi. Non erano, quindi, degli sprovveduti, e nemmeno fingevano di non sapere perché tutte queste cose erano per loro ben note. Pochi mesi più tardi il colonnello Freeman contattò mio padre dal Pentagono per lo stesso motivo.

George disse che ogni volta che entrava in una nave spaziale si trovava sempre in compagnia di persone che riconosceva essere militari terrestri, sedevano proprio accanto a lui.
Una volta accadde che l’FBI si mise ad indagare su George. Hoover aveva una mentalità molto chiusa e sopprimeva molti modi di pensare e idee che erano diverse dalle sue. Tutto ciò che accumunava era considerato comunista, non era disposto ad accettare qualsiasi cosa che portasse ad un livello di comprensione universale. Così George disse “Indagate pure” e aggiunse “Chiamatemi anche a testimoniare; io ho i nomi, le date e i luoghi in cui tutti i vostri ufficiali sono stati assieme a me in astronavi extraterrestri”. A quel punto l’FBI lasciò perdere immediatamente il caso.

Quali possibilità ha l’umanità di migliorare, svilupparsi e superare quest’epoca di problemi e difficoltà?
Ovviamente all’epoca di George dovevi essere un ottimista. Se pensiamo a quegli anni c’era la guerra fredda e gli stati continuavano a potenziare il loro arsenale atomico. George disse che gli extraterrestri dovettero intervenire in almeno due occasioni al fine di impedire l’olocausto nucleare e, da quanto mi è stato riferito, vi è stata anche una terza volta da allora, e le mie fonti sono molto attendibili (sorriso ndr).

George era ottimista! Diceva che non possiamo cambiare il corso della società, né della civiltà, ma possiamo sempre adoperarci per tentare di accrescere la consapevolezza di quelle persone che la pensano come noi o che vogliono semplicemente capire di più. L’effetto domino che quest’opera crea può riuscire a fare delle cose per noi inconcepibili. Prima mi hai chiesto quante volte George ha incontrato i popoli delle stelle, la risposta è semplice: era sempre in loro presenza! Non ha mai viaggiato da solo, non è mai giunto in una destinazione dove loro non lo stessero aspettando.

In un’occasione lo hanno persino prelevato direttamente dal treno. E’ accaduto nel Midwest. George stava viaggiando in treno e un disco volante è atterrato, il convoglio si è fermato e lui è sceso. Dietro di sé aveva degli agenti dell’FBI che lo stavano seguendo. Uscì dal vagone, salì a bordo del disco volante e volò nella costa orientale per fare una conferenza. Tutto ciò avvenne unicamente per mettere in chiaro il concetto che non c’era niente che il governo o l’esercito potessero fare per fermarlo.

Uscì dal treno, prese l’astronave e volò verso la costa orientale, dove atterrò poco dopo. Hanno cercato in tutti i modi di mettere a tacere questo episodio, il macchinista ferroviario ammise solamente che il treno si fermò in mezzo al campo. Fu un messaggio per il governo, che conosceva perfettamente George e il suo ruolo; non dimentichiamo che gli era stata data una carta di accesso alla Casa Bianca!

Come erano i rapporti tra Adamski e il governo americano?
Inizialmente, negli anni Cinquanta, quando questi episodi cominciarono a divenire frequenti e a creare clamore; il governo cercò qualcuno in grado di coprire ed eliminare le prove. Ecco da dove vengono coloro che chiamiamo “Men in black”, erano agenti governativi dell’intelligence militare, inviati per scoraggiare i contattati e chiunque avesse visto o fotografato qualcosa che volesse divulgare in qualche modo.

Nei primi tempi, un paio di loro si avvicinarono a George, a Monte Palomar, dicendogli che se non avesse smesso lo avrebbero legato al paraurti dell’auto e trascinato per la montagna. George li lasciò andare e il giorno dopo, sapendo chi era il loro comandante, lo chiamò e gli disse: “Se questo episodio si dovesse ripetere, comunicherò i nomi di questi agenti alla stampa e vi denuncerò pubblicamente all’opinione pubblica”. Da quel momento lo lasciarono stare. Esattamente la stessa cosa che disse all’FBI, come ho già raccontato in precedenza.

C’era quindi un programma di occultamento per mantenere i fatti nascosti. Mio padre utilizzava spesso questo detto: “si catturano più api con il miele che con l’aceto”, e la verità è che George ha dato liberamente il suo materiale e lo ha offerto sia al governo che ai militari; ogni volta che parlava in pubblico quest’ultimi erano presenti in uniforme in prima fila.
Il governo riconosceva la figura di George e lui, a sua volta, rispettava la responsabilità che avevano questi personaggi.

Era quindi consapevole del motivo per il quale svolgeva il suo lavoro?
Esatto, infatti ha lavorato con chiunque chiedesse. Alcuni scienziati coinvolti nel progetto dello scudo termico gli domandarono aiuto per il loro lavoro. Uno di questi è un nostro buon amico, un ingegnere aerospaziale in pensione, ancora vivo, abita a Phoenix; il suo nome è Alan Tolman. Conosceva George personalmente. Negli anni ‘50 era in servizio in Corea, come Marine, e vide una di queste astronavi.

Così una volta tornato negli Stati Uniti lesse il materiale di George e andò a trovarlo a monte Palomar, diventarono amici. Durante una delle sue visite, nel 1957, raccontò che un disco volante sorvolò gli alberi e si posò a terra, erano presenti circa 30 persone le quali correvano per tutta la collina indicando e dicendo: “Guarda, guarda!” e George disse: “Si, queste astronavi vengono qui ogni tanto”. Alan Tolman, in quel periodo, lavorava per la NASA a diversi progetti, studiava i campi elettromagnetici.

Lavorava per il dipartimento di difesa e anche per il dipartimento di energia aereospaziale, aveva credenziali impeccabili e conosceva un uomo proveniente da Marte, che si chiamava Dan, che presentò a George a “Palomar Gardens”. Adamski e Dan si riconobbero subito e comunicarono telepaticamente davanti ad Alan che si unì a quella conversazione. Nel periodo successivo Alan, fu interrogato dal governo per via dei suoi contatti con quell’essere proveniente da Marte. Ovviamente il contesto nel quale avveniva tutto ciò era molto diverso rispetto a quello attuale.

Adesso i governi politici e militari non vogliono che la gente conosca la storia, vogliono che ci sia paura per le mutilazioni del bestiame, che non hanno niente a che fare con gli extraterrestri; vogliono che dilaghi la paura dei rapimenti alieni, vogliono che la gente sia spaventata da queste creature, e diffondono questa follia.
Fine prima parte

(Traduzione a cura di Paolo Mazzolini e Gianni Barnaba)

Leggi la biografia di George Adamski di Glenn Steckling

Glenn Steckling sarà ospite di SaraS al congresso internazionale “Contatto Cosmico: George Adamski e Eugenio Siragusa” il 24 Marzo a Rozzano (Milano) presso il Teatro Fellini. Programma e le iscrizioni visita la pagina dell’evento.