Golfo del Messico: catastrofe mondiale
16 Luglio 2010 –
Forse i mondiali di calcio hanno contribuito ad abbassare l’attenzione sulla catastrofe ecologica che si sta consumando nel Golfo del Messico.
Siamo purtroppo abituati a dimenticare anche le cose più atroci e questo non è bene, i disastri ambientali nel mondo oggi sono troppi, e non so quanto ancora la genetica umana potrà resistere contro queste forze terribili in grado di scomporre e modificare irrimediabilmente i delicatissimi equilibri degli ecosistemi. Le nuove malattie, le epidemie, le pandemie a cui periodicamente assistiamo non sono che la punta dell’iceberg di un processo disgregante che si sta attuando a tutti i livelli.
In questi mesi l’umanità sta vivendo una terribile tragedia, la fuoriuscita del petrolio nel Golfo del Messico in seguito ad un serio incidente avvenuto sulla piattaforma petrolifera sembra inarrestabile. Ma è inquietante la notizia secondo la quale vi sarebbero altre perdite molto grandi, lontane dalla testa del pozzo, sembra che il fondo marino sia stato fratturato dall’alta pressione causata dalla fuoriuscita del greggio, infatti quando il pozzo era operativo venivano aspirati da un giacimento sotto il mare circa 100.000 barili di greggio al giorno. Adesso la fuoriuscita del petrolio praticamente viene dispersa in mare, Si stima che la quantità giornaliera di petrolio che fuoriesce dal fondo marino sia compresa tra 80.000 e 100.000 barili di greggio. Il flusso di petrolio e gas che fuoriesce ad alta pressione dal pozzo trascina con sé sabbia e roccia, i quali producono un effetto erosivo su quel che rimane di quest’ultimo e sul foro di uscita. Di conseguenza, il diametro continua ad allargarsi, aumentando la quantità di petrolio emesso in superfice. Qualunque dispositivo di contenimento piazzato sopra il pozzo non è in grado di resistere all’enorme pressione esercitata dal flusso. E’ disastro in corso completamente fuori controllo! E’ possibile che intere aree siano evacuate!
Secondo le tesi più accreditate sarebbero in pericolo circa 40 milioni di persone, a causa della tossicità dell’aria che conterrebbe alte percentuali di gas metano, solfuro di idrogeno e acido cianidrico.
Gli scienziati USA hanno affermato che in alcune regioni vicino alla falla di fuoriuscita del petrolio nel Golfo del Messico, sono stati trovati valori di gas metano un milione di volte superiori al livello normale; abbastanza per ridurre potenzialmente l’ossigeno e creare una zona morta. In alcune aeree, sono state riscontrate concentrazioni 100.000 volte maggiori di quelle normali.
C’è da prevedere una grave crisi mondiale poiché questo disastro spingerebbe gli Stati Uniti a raddoppiare il prezzo del greggio e del gas a causa dell’interruzione di tutte le perforazioni sul golfo dal momento che l’intera area sembra essere compromessa a causa dell’indebolimento del fondale marino.
Il petrolio ha ormai raggiunto la corrente del golfo e sta entrando nel ciclo della corrente oceanica, che è almeno quattro volte più forte della prima e lo porterà in giro per il mondo entro 18 mesi. Le possibili conseguenze di una tale alterazione dell’ambiente marino sono al momento imprevedibili.
Il petrolio, insieme ai gas, il benzene e svariate altre tossine, sta eliminando l’ossigeno presente nell’acqua, uccidendo tutte le forme di vita nell’oceano. Oltre al petrolio, sulle coste arriveranno quindi enormi quantità di pesci e altri animali morti, aggravando ulteriormente la situazione ambientale.
La BP (British Petroleum), non riesce a contenere la situazione, la chiazza nera si espande spinta dalle correnti distruggendo interi ecosistemi sottomarini, in Louisiana le piogge sono contaminate dal petrolio.
È impossibile avvicinarsi alle zone del disastro, o parlare con qualcuno degli addetti alle operazioni, vincolati al segreto più totale. Nessuno può filmare o fotografare nulla (pena la confisca degli apparecchi), lo spazio aereo sopra la chiazza è stato virtualmente chiuso (quindi non è possibile effettuare riprese dall’alto che aiutino a capire la situazione) e sono state segnalate truppe in pieno assetto da combattimento nonché l’arrivo presso l’aeroporto militare di Jacksonville di un gran numero di veicoli bianchi delle Nazioni Unite. Tutto lascia ipotizzare che stia per essere dichiarato lo stato di emergenza con conseguente Legge Marziale.
Il corexit, solvente usato in quantità industriali per dissolvere le chiazze di petrolio (e occultare in tal modo la magnitudine della catastrofe in corso) sta provocando danni enormi, non solo all’ambiente marino ma anche all’atmosfera. Qualcuno ritiene che il corexit, altamente velenoso, possa ricadere sotto forma di piogge tossiche, addirittura per anni! Senza dimenticare il benzene. Una volta che l’intensa pressione avrà rimosso la testa del pozzo, il foro continuerà ad allargarsi e il petrolio potrà sgorgare liberamente nel Golfo del Messico. Quando dall’enorme sacca che si trova 8 chilometri al di sotto del fondo oceanico saranno fuoriusciti svariati MILIARDI di barili di petrolio, la pressione inizierà a normalizzarsi. A questo punto la grande pressione dell’acqua alla profondità di circa 1.500 metri indurrà quest’ultima a penetrare nel buco e quindi nella sacca precedentemente occupata dal petrolio. Si stima che a quella profondità la temperatura possa raggiungere e forse superare i 200°C. L’acqua che penetra si trasformerà in vapore, creando un’enorme quantità di forza e sollevando il fondo oceanico. Difficile stabilire quanta acqua entrerà nella sacca e di conseguenza calcolare di quanto si potrà sollevare il fondo. È possibile che questo fenomeno crei uno tsunami con onde tra i 6 e i 25 metri, e forse anche di più. Dopodiché il fondo collasserà nella sacca ormai vuota: ecco il modo con cui la natura sigillerà il buco.
A seconda dell’altezza delle onde dello tsunami, i detriti oceanici, il petrolio e le strutture esistenti verranno spazzate lungo le coste e nell’entroterra, devastando completamente l’area per un’ampiezza tra gli 80 e i 300 chilometri. Anche rimuovendo i detriti, gli elementi contaminanti che rimarranno nel terreno e nelle falde acquifere impediranno la ripopolazione di queste aree per un imprecisato numero di anni.
Ecco, questa è la terribile realtà che stiamo vivendo, dico “stiamo” perché questo è chiaramente un problema mondiale, inoltre per rendere la situazione ancora più pericolosa le autorità americane stanno seriamente pensando di ricorrere ad ordigni nucleari per tamponare la falla. Lo riferisce un articolo pubblicato sul Corriere Della Sera il 12 Maggio del 2010.
Un quotidiano russo cita cinque episodi in cui la Russia ha usato questo sistema. Nel 1966 fu fatta esplodere una carica una volta e mezza quella di Hiroshima, a sei km di profondità. Per fermare il petrolio in mare aperto serve la bomba atomica. E’ un suggerimento, che tra l’altro si basa su precedenti esperienze, contenuto in un articolo del quotidiano russo Komsomoloskaya Pravda. «Come in Armageddon». Un consiglio estremo per fermare la perdita di petrolio nel golfo del Messico.
«NOI L’ABBIAMO FATTO» – Secondo il quotidiano Komsomoloskaya Pravda, ai tempi dell’unione Sovietica, problemi simili sono stati risolti con esplosioni nucleari controllate. «In passato questo metodo è stato usato almeno cinque volte – scrive il quotidiano – la prima per spegnere i pozzi a gas di Urt Bulak, il 30 Settembre 1966. La carica usata fu da 30 chilotoni, una volta e mezza quella di Hiroshima, ma fatta esplodere a 6 chilometri di profondità».
Secondo il quotidiano l’esplosione sotterranea farebbe in modo da spingere le rocce facendo loro chiudere la falla. Degli altri tentativi effettuati nell’ex Urss, continua l’articolo, solo uno non ha funzionato, nel 1972, mentre gli altri hanno raggiunto l’obiettivo anche con testate di 60 chilotoni. «Il metodo non è stato testato sott’acqua – insiste il quotidiano – ma secondo alcuni calcoli di esperti in Russia le probabilità di fallimento sono solo del 20%. Basterebbe scavare un pozzo vicino alla perdita, e far detonare la bomba. La Russia ha una grande tradizione nelle esplosioni sotterranee controllate – conclude l’articolo – che potrebbe essere messa a disposizione degli Usa».
Dunque questa è la nostra super tecnologia: “l’energia atomica”!
In questo triste tempo, forse l’umanità dovrebbe rivolgere lo sguardo alle forze dell’universo, sicuramente gli Esseri sublimi che lo abitano potrebbero essere di aiuto per risolvere i più gravi problemi che assillano l’umanità, ma l’uomo è disposto a cambiare? Non credo!
Eppure di avvertimenti ce ne sono stati molti, ma abbiamo fatto “orecchie da mercante” e adesso siamo soli con i nostri dilemmi che sicuramente ci porteranno prima o poi ad un profondo esame di coscienza. E’ nella sofferenza che avvengono i più grandi cambiamenti, speriamo che non sia così anche questa volta.
Potremmo infine rivolgerci agli spiriti della natura, coloro che istruiscono e regolano la vita del pianeta, ma anche questa possibilità rimane una favola perché l’uomo ha da sempre cercato di sottometterla ai suoi più bassi istinti invece che sostenerla e preservarla.
In questo tempo di grande trasformazione non dobbiamo sottovalutare il linguaggio e la logica evolutiva dei regni della natura. Ogni elemento vive e pulsa e tutto definisce il grande corpo di Dio. Riconoscere ciò significa comprendere e rispettare l’Uno nel tutto e il Tutto nell’uno. Dio è la forma globale di tutte le forme di vita, di tutte le anime che compongono la trama della Natura, uomo compreso.
Dunque la coscienza collettiva alimenta il grande Essere perfetto che risulta da questa armonia. Tutti gli elementi partecipano al divenire della natura, essi divengono le cellule del suo grande corpo; questa intima e profonda intesa, questa grande forza di volontà, questa incredibile coesione permette alla Creazione di sostenersi, di esistere di manifestarsi di autoregolarsi e quindi di operare in ogni aspetto, in ogni forma.
La nostra cultura si regge sul presupposto che l’uomo è separato dalla natura e da tutte le altre forme di vita, crediamo che ci sia concesso il dominio su tutte le altre specie e sul destino del pianeta. Tutto questo è sbagliato poiché siamo superiori in quanto esseri intelligenti, ma abbiamo trasformato la nostra superiorità in “licenza di uccidere”. Questo fatto non denota intelligenza, ma una profonda ignoranza.
Ma cosa c’è dietro il petrolio? Ci vorrebbe troppo tempo per descrivere i traffici oscuri che si nascondono dietro il principale oggetto mondiale di speculazione.
La Terra vive è dovremmo avere più cura della nostra grande madre, lo sfruttamento delle risorse è una dolorosa spina nel fianco del pianeta che da sempre permette ad ogni forma vivente di manifestarsi e vivere le proprie esperienze evolutive.
La verità è che il petrolio è il sangue della madre Terra, come riferiscono le antiche popolazioni, e in seguito a questa catastrofe sta insanguinando ogni cosa, forse anche questo è un “segno dei tempi”? Probabilmente si.
E noi che diritto abbiamo di dissanguare la nostra madre? Invece di volgere lo sguardo ad altre energie più pulite, più naturali, continuiamo a inquinarci e a depauperare la Terra delle sue immense ed ancestrali energie che allo stato naturale svolgono importanti funzioni vitali.
“Il pianeta che non amate percepisce il vostro disinteresse verso gli equilibri cosmici che lo governano per essere completamente vivo” così riferivano gli extraterrestri ad Eugenio Siragusa, nel 1994, “così facendo sollecitate il suo disinteresse verso di voi, verso il vostro esistere, così come dimostrate di voler essere distruttori dei suoi beni”.
Vorrei concludere chiedendo a tutti voi un serio e responsabile interesse per questa critica situazione che sicuramente avrà gravi ripercussioni su tutto il pianeta. Questi sono momenti molto importanti per l’umanità, viviamoli con attenzione e non facciamoci distrarre dai diversivi che ci vengono proposti. E’ il tempo delle vacanze, si è vero, dobbiamo riposarci e ricaricarci, ma abbiamo il dovere di non staccare la spina su quanto accade intorno a noi.
Giuliano Falciani
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Fonti
http://cafedehumanite.blogspot.com
http://www.reuters.com