Edgar Cayce: ogni crisi è un’opportunità di progresso

 

Nel 1901, quando Edgar Cayce faceva ventitré anni, si ammalò di una malattia bizzarra e apparentemente incurabile. Perse l’uso delle corde vocali e riusciva a parlare solo bisbigliando. Potrà anche non sembrare un disturbo spaventoso, ma per un assicuratore in erba che aveva in mente di mantenere la famiglia con il suo nuovo lavoro, la malattia fu una vera e propria crisi.

Andò da tutti i dottori che poté trovare nella zona di Hopkinsville, la sua città natale nel Kentucky. Nessuno di loro fu in grado di fornire una diagnosi, figuriamoci se sapevano come curarlo. Infine, disperato, Cayce si recò da un ipnotizzatore.
Hurt “l’Uomo che Ride”, un ipnotizzatore da baraccone che lavorava in un varietà di provincia, fece una sosta a Hopkinsville, durante la tournée. Leggermente imbarazzato all’idea di andarsi a cercare un rimedio così poco ortodosso, Cayce si fece largo dietro le quinte del teatro di Hopkinsville e fissò un appuntamento con lo sconosciuto.

La mossa audace, nata da una situazione disperata, fu il primo passo di un viaggio che portò Cayce alla sua prima lettura medianica, una trance provocata dall’ipnosi in cui diagnosticò la propria malattia. Attenendosi alle cure suggerite da quella lettura, riuscì a curare in fretta la laringite. Il periodo critico che aveva riguardato la sua salute divenne un primo passo verso il compimento del suo destino.

L’intera vita di Cayce può essere vista come una serie di passaggi critici dello stesso genere. Nel 1923 Arthur Lammers si recò da Cayce non per le solite preoccupazioni fisiche, ma con la richiesta di una lettura medianica sul proprio oroscopo. La lettura produsse il primo accenno alla reincarnazione gettando Cayce in una nuova crisi, una crisi di fiducia. Dubitando dell’affidabilità delle informazioni che riceveva in trance, Cayce si volse a ciò che utilizzava come pietra di paragone: la Bibbia. Quel periodo critico sfociò in una visione molto più profonda della sua fede e del libro che ne era la voce spirituale.

Nel 1931 Cayce affrontò una delle crisi più disperate della sua vita: la perdita del suo prezioso ospedale e lo smembramento poco amichevole di tutta l’organizzazione di ricercatori che aveva creato. Come Re Artù di fronte alla disgregazione dei cavalieri della Tavola Rotonda, Cayce si chiese se la sua vita avesse un significato. Eppure, da quella crisi straziante di mezza età che Cayce attraversò a cinquantaquattro anni, si aprì il capitolo più spirituale del suo percorso medianico. Fu durante quella fase della vita che Cayce produsse le letture che avrebbero fornito istruzioni dettagliate sul sentiero dell’evoluzione interiore e sulla guarigione spirituale.

Gli elementi costanti della sua vita sono il commento a una verità spirituale spesso menzionata nelle letture: le crisi e i momenti difficili sono passaggi che possono portare alla crescita personale e spirituale. Non è solo un punto di vista di Cayce. Tutte le tradizioni spirituali impartiscono, in un modo o nell’altro, tale insegnamento.
Nell’antica lingua cinese, l’ideogramma che significa crisi è composto dalle parole pericolo e opportunità.

Il dono della crisi
Tutte le religioni e le mitologie parlano delle prove critiche cui furono sottoposti i grandi maestri spirituali prima della vittoria finale. L’individuo che divenne il Buddha affrontò una crisi estrema prima di ottenere l’illuminazione. Mentre sedeva sotto l’albero dei Bodhi, ricevette la visita del grande Mara, l’ingannevole “Signore del Desiderio”. L’entità invidiosa insistette dapprima perché egli abbandonasse la vana ricerca dell’illuminazione e iniziasse a vivere in conformità ai suoi obblighi sociali.

Poi si presentò a lui circondato da voluttuosi spiriti femminili chiamati Lussuria, Inquietudine e Avidità che tentarono il futuro salvatore del mondo con il desiderio carnale. Fallito quel tentativo, Mara si accostò a lui sotto forma di “Signore delle Morte” accompagnato da un esercito di forme demoniache dalle innumerevoli bocche, le lingue penzolanti e i denti appuntiti. Avevano in mano archi, frecce, giavellotti, bastoni, spade e persino montagne fiammeggianti. Ma Gautama Sakyamuni attraversò tutte le prove rimanendo immobile, senza lasciarsi prendere dal desiderio, dalla paura o dalla necessità di assolvere agli obblighi sociali. Solo dopo aver affrontato e superato le prove egli divenne Buddha, il “Risvegliato”.

Gesù, il Salvatore cristiano, ebbe analoghi incontri quando, dopo essere stato battezzato, si ritirò in una zona selvaggia per un digiuno di quaranta giorni. Egli fu tentato dalla fame, dall’orgoglio e dal potere. Dopo aver attraversato la crisi che lo aveva messo alla prova, Gesù iniziò seriamente la sua predicazione rivoluzionaria. Benché i momenti critici riportati nelle descrizioni siano diversi, si basano sulla stessa verità. Non solo ogni crisi è un passo avanti potenziale, ma la maggior parte dei progressi è, di fatto, preceduta da una crisi di qualche genere.

Joseph Campbell, l’esperto di miti, descrive il percorso ciclico di crisi e progresso con il termine monomito, o “percorso mitologico”.
Tutti percorrono il sentiero del monomito nella loro ricerca eroica del compimento spirituale. In questo ciclo, noi eroi o eroine, siamo chiamati a intraprendere un viaggio, un’esplorazione interiore. Nel corso di tale avventura, ci misuriamo con difficili imprese e qualche volta troviamo aiuto. Le imprese ardue mettono alla prova il coraggio, la compassione e la fede che possediamo.

Infine, ci troviamo di fronte alla prova suprema che, se superata, è seguita da una profonda trasformazione. La rinascita ci porta a scoprire nuove capacità o intuizioni da cui possono trarre vantaggio anche altre persone. Poi, ci immettiamo nuovamente nel ciclo della crescita. Prove che dimostrano l’esistenza di tale schema essenziale si trovano ovunque. Probabilmente potreste indicarne diverse nella vostra vita. Le letture medianiche di Cayce offrono innumerevoli esempi di situazioni critiche che preannunciano esperienze di passaggio.

Nel 1914 il figlio di Edgar, Hugh Lynn, diede fuoco per errore a una scatola di polvere di magnesio per fotografie che gli esplose in faccia. I medici del posto dichiararono con tristezza che avrebbe perso la vista. Il bambino, che in precedenza si era sentito imbarazzato dalle strane facoltà del padre, dichiarò che quando era addormentato, il papà diventava un “magnifico dottore” e supplicò di poter avere una lettura. Sorretto dalla fiducia del figlio, Edgar accondiscese senza indugio. Le cure fisiche raccomandate si dimostrarono efficaci e dopo quella crisi Hugh Lynn divenne un sostenitore instancabile del lavoro di suo padre.

Nel 1937 un uomo si recò da Cayce in cerca di sollievo per l’anemia di cui soffriva e per una frattura alla gamba che si rifiutava di guarire. Durante la lettura l’uomo fece una domanda appropriata: “Che scopo aveva l’incidente?”. Si venne a sapere che da anni l’uomo nutriva un interesse vivissimo per la pittura, ma aveva fatto ben poco per coltivarlo. La lettura suggerì che l’incidente gli aveva dato la possibilità di accostarsi alla vera missione della sua vita. Gli parlò di un’incarnazione precedente in cui, benché storpio, avesse provato una gioia immensa a essere uno dei primi cristiani. Gli fu consigliato di dipingere scene della vita di Gesù e dei suoi discepoli e gli fu rivelato che lo scopo della sua vita era di servirsi della pittura per portare la speranza nel cuore degli uomini.

Un metodo di trasformazione
Tutte le crisi sono nascite potenziali. La natura della nascita dipende dal tipo di crisi e dal carattere dell’individuo. La paura e il dubbio possono soffocare il processo. D’altra parte, affrontare le proprie crisi con un atteggiamento positivo di attesa può aiutare il processo della nascita. Di seguito trovate un programma che si compone di quattro stadi per trasformare una crisi in un progresso.

Primo stadio: accettate la vostra situazione
A un coltivatore del Kansas che aveva attraversato settantacinque anni di alti e bassi, un suo giovane conoscente domandò come fosse riuscito a prendere la vita con buonumore per così tanti anni. Il vecchio agricoltore rispose: ”È semplice, quando sei nei guai, pensa al peggio che potrebbe accaderti, accettalo e parti da lì”. Senza saperlo, l’agricoltore aveva vissuto secondo il principio che lo psichiatra Carl Jung identificò come il requisito necessario a qualsiasi guarigione. Nulla, disse Jung, può essere cambiato se non è prima accettato.

Fino allora, la situazione rimane inavvicinabile e sinistra. Accettazione non significa rinuncia. La parola, secondo Jung, ha un significato molto più positivo del termine “rassegnazione”. L’accettazione è, al contrario, il più coraggioso dei confronti. Significa guardare dritto in faccia la situazione in cui ci si trova e dire: “Okay, ti vedo, so che ci sei. Adesso prenderò provvedimenti”.

Secondo stadio: assumetevi la responsabilità della situazione
Molti degli avvenimenti che si presentano non dipendono direttamente da voi. Un tornado potrebbe spazzare la città e distruggervi la casa. Come si fa ad assumersi la responsabilità di un simile momento critico? Se si considera la situazione in modo superficiale, ciò non è possibile. Se negate ogni responsabilità di ciò che vi accade, però, è probabile che vi consideriate la vittima di circostanze casuali. Il vittimismo non vi farà fare alcun progresso. La teoria della reincarnazione può essere utile per affrontare questo dilemma. Quando sembra che gli eventi vi assegnino il ruolo di vittima innocente, potete sempre affermare dentro di voi che qualcosa nell’anima vi ha volutamente attratto verso quell’esperienza.

Il pericolo insito nell’attribuire valore alle vite passate è quello di farsi distrarre dalla domanda: che cosa spaventosa ho mai fatto in una vita passata da meritarmi tutto questo? Sfortunatamente, potreste non riuscire a trovare una risposta attendibile. I misteri del nostro passato di anime rimarranno probabilmente velati. Per di più, le riflessioni che vanno in quella direzione si concentrano su avvenimenti del passato invece che sul qui e adesso. La domanda da porsi è: come faccio a crescere ora partendo da questa esperienza? Ci si può accostare alla reincarnazione, se ben compresa, come a uno strumento che ci consente di accettare il momento presente, di assumerci la responsabilità di ogni aspetto della nostra vita.

Terzo stadio: identificate la qualità di cui avete bisogno per affrontare la situazione
Avrete probabilmente sentito dire: “Se non mi ammazza, mi farà diventare più forte”. C’è del vero in quell’affermazione. Ma nell’affrontare le vere crisi della vita, vi sarà d’aiuto essere il più precisi possibile nell’identificare la forza che quella difficoltà suscita dentro di voi. Una crisi può suscitare la sicurezza di sé, un’altra la mitezza. Un problema può esigere che vi dimostriate più autosufficienti; un altro potrebbe richiedervi di accettare un equilibrio tra il dare e il ricevere.

Quando vi trovate di fronte a un problema serio, cercate di stabilire cosa vi si chiede esattamente. Quando avete individuato la qualità o l’aspetto necessari perché vi occupiate in modo creativo della situazione, state compiendo un passo avanti. Sforzandovi attivamente di far emergere quella caratteristica non siete più vittima delle circostanze, ma un eroe o un’eroina che ha intrapreso un viaggio di trasformazione.

Quarto stadio: abbiate fiducia
Il fatto stesso che siamo capaci di avere fiducia è la prova dell’esistenza dell’anima. Nel 1934 una donna tormentata dai problemi familiari si recò da Cayce. Il marito le era infedele, e stava quindi pensando di divorziare da lui. Si sentiva inoltre estranea ai figli e durante la lettura domandò ripetutamente perché avesse fallito in tanti aspetti della sua vita. Cayce insistette nel dirle che non aveva fallito e che non avrebbe fallito salvo che non perdesse la speranza e smettesse di provarci. Anche l’agricoltore del Kansas disposto ad accettare il peggio riassumeva così la propria filosofia del successo: “Preparati al peggio e spera per il meglio”. Senza speranza, i tre stadi precedenti franano. La speranza è la qualità che ci accompagna nella crisi e ci porta al progresso.

Non sempre nel nostro mondo si ammette quanto sia importante sperare. Sarà forse a causa dell’opinione popolare sugli eroi e le eroine. Ben pochi tra gli eroi che prendiamo a modello si trovano in uno stato di confusione.  Essi affrontano ogni sfida con la fiducia di un John Wayne: calmi e quasi indistruttibili. Il supereroe non sa che farsene della speranza; la vittoria è sicuramente a pochi passi. Ma la vita nel mondo reale è tutt’altra cosa. Possiamo trovarci sopraffatti dalla confusione o addirittura dal caos. Una crisi, per sua natura, spesso prevede periodi di confusione, necessari fintanto che riorganizziamo la nostra vita. La speranza è ciò che ci fa continuare quando tutto il resto si dissolve nella confusione.

Traduzione: La guarigione del fisico senza il cambiamento degli aspetti mentali e spirituali porta poco aiuto reale nell’individuo alla fine. Quanto è vero, perché la mente e il corpo si imprimono e si imitano a vicenda. Ciò che pensiamo, diventiamo. Quello che diventiamo, pensiamo. È un processo insidioso che può predisporci alla malattia o può portarci alla salute.

Tutto il corso della vita umana può essere visto come una serie di crisi a partire dalla nascita. Tutti i cambiamenti successivi rappresentano una specie di nascita. Alcuni di essi sono prevedibili e ben documentati: le sfide dell’adolescenza, le difficoltà della vita adulta, i dilemmi della mezza età che ci costringe a riorganizzarci e prepararci a vivere gli ultimi anni in modo produttivo. Prove di altro genere possono verificarsi in modo inaspettato; tutte contengono però le stesse opportunità di modellare nuovamente noi stessi. Persino la morte è solo un’altra crisi attraverso cui rinasciamo a una nuova dimensione di vita.

In ogni crisi ci troviamo di fronte a nuove opportunità di cambiar vita, di crescere e di capire. A volte questi periodi richiedono il massimo da noi. Di quando in quando ci succede di aver la sensazione che non ci siano vie d’uscita alla situazione che stiamo vivendo, ci sentiamo presi “tra l’incudine e il martello”. Ma come gli israeliti che si trovarono stretti tra l’esercito egiziano che li stava attaccando e le assordanti onde del mare, ci potremmo sorprendere nello scoprire che c’è una speranza: un varco verso una nuova terra.

Esercizio
Esaminate con cura la vostra vita. Può darsi che sia piena di crisi: alcune sono di piccole proporzioni e destinate a passare in fretta, altre sono più gravi e destinate a durare.
Sceglietene una sola per giudicare come vi siete comportati finora per trasformarla in un progresso costruttivo.

Quando avrete scelto una crisi, ponetevi nell’ordine le domande seguenti:

  1.  Mi sono sforzato di accettare la situazione in cui mi trovo?
  2.  Mi sono assunto la responsabilità della situazione?
  3.  Quali sono le qualità utili ad affrontarla?
  4.  Ho fiducia?

Poi impiegate ogni sforzo e attenzione possibile a quegli stadi in cui non avete riportato alcun successo. 

Fonte: “Il manuale di Edgar Cayce” – Ed. Mediterranee (Edgar Cayce, Mark Thurston, Christopher Fazel)             

Articolo pubblicato sulla rivista “Quarta dimensione” 1/2013 

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