Concezione e comprensione di Dio

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Nella filosofia occulta la Potenza Divina dell’universo non è vista come Dio personale. Benché impregnata di intelligenza, non è un Intelletto. Benché faccia uso dell’Unica Vita come veicolo, non è Ella stessa una Vita. La Divinità è un principio inerente alla natura, che si estende al di là del regno delle forme manifestate, per quanto tenui esse siano.

L’Immanenza di Dio non è personale né lo è la Trascendenza. Ognuna di esse è espressione, in termini di tempo, spazio e movimento, di un Principio impersonale, per Sua essenza eterno, onnipresente ed immobile

La finitezza è essenziale per la manifestazione di Colui che è l’Infinito. Idee, ritmi e forme sono essenziali per l’espressione di Colui che è l’Assoluto. Dio può allora essere meglio definito come l’Infinito e l’Assoluto resi manifesti attraverso forme finite. Tale manifestazione non può mai essere singola o anche duplice soltanto; deve sempre essere in primo luogo triplice ed in secondo luogo settemplice. Punto, circonferenza e raggi; energia, ricevente e convettore; conoscitore, conosciuto e conoscenza; questi devono sempre costituire la triplicità di base senza la quale l’Assoluto non può mai produrre la finitezza per quanto ad alto livello.

Perciò la creazione implica un cambiamento dall’unità alla triplicità. Per divenire i molti l’Uno deve prima di tutto divenire i tre. Le combinazioni possibili dei tre sono sette. Il continuo avanzamento dall’unità alla diversità comporta inevitabilmente il passaggio attraverso sette modi di manifestazione ed espressione di ciò che è essenzialmente uno. Così le divisioni scaturiscono dal Solo Uno. Così gli esseri nascono entro la Vita Unica e le Intelligenze compaiono entro la Mente Universale, tutte inerenti al Tutto.

Della Trinità il più elevato è il Punto in quanto sorgente. Dei Sette la più elevata è la Trinità in quanto genitore. In tal modo la gerarchia si mantiene quando si attua la manifestazione. Le gerarchie procreatrici danno vita alla discendenza in ordine decrescente di vicinanza alla sorgente originaria. Esseri in ordine gerarchico vengono necessariamente generati allorché si attua il primo movimento in Colui che è per Sua essenza immobile.

L’assoluta immobilità implica un movimento assoluto, i due termini essendo sinonimi. L’Assoluto può quindi essere sia immobile sia in movimento. Perciò il finito è contenuto entro l’Assoluto, che a sua volta avvolge e permea il finito. A causa di ciò esseri finiti hanno visto l’Assoluto come divino e lo hanno chiamato Dio.

L’adorazione della Sorgente onniavvolgente ed onnipermeante di tutto è vera religione. Portare riverenza all’onnipresente Sorgente e conformarsi alle sue leggi della manifestazione è vera pratica religiosa. Concepire la Sorgente di tutto come persona, per quanto elevata, e darle attributi umani, non è vera religione. Venerare quella errata concezione e vivere nel timore di una vendetta non è vera pratica religiosa.

Esistenza assoluta e legge assoluta – queste sono quanto vi è di più elevato e perciò sono degne dello studio e della venerazione da parte dell’uomo. L’esistenza finita e la legge finita non sono quanto vi sia di più elevato e perciò non sono degne del nome di “Dio” sono discendenza, non genitore, secondarie e non primarie e la loro elevazione al rango primario può soltanto portare a confusione e sgomento.

Bisogna che l’uomo moderno si emancipi dalla delusione e dall’adorazione di un Dio personale e perciò finito e vi sostituisca quindi una Potenza ed una Legge Divina impersonale ed infinita, con la Vita Divina come Terzo essenziale.

La Vita Divina è il veicolo della Potenza Divina e la Legge Divina governa la loro espressione combinata. La Vita è il Creatore, il Provveditore ed il Trasformatore del Cosmo. La Vita dovrebbe essere venerata in tutte le sue manifestazioni e tale venerazione sempre attiva della Vita onnipresente è vera religione.

Che cosa è allora la Vita per l’intelletto umano? Quanta Vita Divina sia concepita, percepita ed adorata – questo è il massimo problema.

La Vita può esser concepita come l’anima della forma, il cui rapporto con essa può essere paragonato a quello del sole con il sistema solare. La differenza tra questi due rapporti è che la Vita è onnipresente ed il sole ha una posizione fissa anche se i suoi raggi pervadono l’universo. La Vita non emette raggi poiché in quanto sorgente interna dell’esistenza è onnipervasiva ed onnipenetrante.

La Vita è benefica per il fatto che da essa tutte le cose sono sostenute. Senza di essa nulla può esistere di ciò che esiste. E’ l’Anima-Pensiero, l’Intelligenza-Spirito di tutta la Creazione. Veicolo di Potenza impregnato di pensiero ideativo, la Vita è ciò che è essenziale per l’esistenza, l’evoluzione e la trasfigurazione. La Vita allora è Dio e Dio è la Vita.

Il termine “Dio” implica così tutta la natura, fisica e superfisica, l’impulso evolutivo ad essa impartito e l’irresistibile forza creativa cui va l’attributo di autoriproduzione e la capacità di esprimerla indefinitivamente. Questo concetto di divinità comprende le Intelligenze creative – gli Elohim – che dirigono le manifestazioni e le operazioni dell’unica forza creatrice, il pensiero o Ideazione divina di tutto il Cosmo dall’inizio alla fine ed il “suono” della “Voce” Creatrice per mezzo della quale quella Ideazione è impressa nella materia del Cosmo. Tutti questi, insieme a tutti i principi ed a tutti gli esseri, le forze e le leggi, inclusa l’unica legge originaria dell’armonia, costituiscono quella totalità dell’esistenza alla quale viene dato il nome di “Dio”.

Se una così vasta sintesi può essere definita un Essere, allora questo Essere è così complesso, così onnicomprensivo da trovarsi al di là della comprensione della mente umana al di là della possibilità di essere ridotto ad una unica forma; poiché l’idea di Dio comprende la Legge Eterna, la Volontà Eterna, la Vita Eterna e la Mente Eterna.

Nella manifestazione, “Dio” è oggettivamente attivo. Nella non-manifestazione “Dio” resta inattivo. Dietro all’attività e alla stasi vi è Colui che è eterno ed immutabile, l’Assoluto, il Sé autoesistente. L’Agente Creatore indicato con vari nomi nelle cosmogonie universali è l’espressione attiva di quell’eterno, incomprensibile Solo Uno. I nomi “Dio” e “Logos” vengono perciò usati per definire un Essere Divino, onnipresente come Potenza Energizzante Universale, Vita Immanente ed Intelligenza Direttiva entro ogni sostanza, ogni essere ed ogni cosa, non separata dal alcunché. Questo Essere si manifesta in tutto il Sistema Solare come Legge, Potenza, Sapienza, Amore e Verità divine e come Bellezza, Giustizia ed Ordine.

Il Logos Solare è visto sia come immanente all’interno che trascendente al di là del proprio sistema di cui è il triplice Creatore, Provveditore e Rigeneratore di tutti i mondi e Genitore Spirituale di tutti gli esseri.

Sia come Principio sia come Essere, Dio è stato concepito sotto molti aspetti e in ruoli diversi. Le cosmogonie dell’Antico Egitto della Grecia, dell’Ebraismo, dell’Induismo e del Cristianesimo Lo raffigurano come datore di vita ai Suoi mondo mediante la potenza creatrice del suono. Nel Cristianesimo ci viene detto: “In principio era il Verbo ed il Verbo era presso Dio ed il Verbo era Dio”. Poi Dio parlò ed in sei ere o “giorni” della creazione, seguite ognuna da un periodo di staso o “notte”, tutti i mondi, tutti i regni di natura e tutti gli esseri ebbero vita.

Come risultato di questa effusione di energia creatrice sotto forma di suono le forme apparvero come espressione del divino Intento creativo, incarnazioni della Vita divina e veicoli dell’Intelligenza divina. Così Dio può essere concepito come Celeste Compositore, Musicista Divino che perennemente compone ed esegue la Sua sinfonia creatrice con un tema centrale ed una miriade di variazioni.

Dio è stato poeticamente e misticamente descritto come il Divino Danzatore. La natura – con tutti i suoi movimenti ritmici, comprendenti la rotazione ciclica dei pianeti intorno al sole, le variazioni terrestri, lo scorrere dei fiumi, delle cascate e dei corsi d’acqua, l’incessante movimento delle onde oceaniche, il tremolio degli alberi e dei fiori, le sempre mutevoli forme del fuoco e della fiamma, i movimenti degli elettroni attorno al nucleo – è concepita, specialmente nell’Induismo, come parte di una grande danza dell’Essere Supremo per mezzo di cui tutte le cose sono create e conservate.

Ancora, Dio è variamente rappresentato come un Drammaturgo con il Sistema Solare come palcoscenico, sul quale viene recitato il dramma della vita; come un Tessitore il cui arazzo policromo, la Natura e tutti i suoi figli, è tessuto sul telaio del tempo e dello spazio; come un Giardiniere con le Schiere Angeliche in veste di agricoltori, l’universo come giardino seminato di ogni genere di semi di Sua creazione e destinato ognuno a produrre il fac-simile di Se stesso. Egli viene inoltre visto come Architetto ed Ingegnere, Geometra e Scienziato, Mago e Cerimoniere con l’universo come tempio dai molti altari sui quali vengono perennemente celebrati i riti della creazione. Una concezione ancora più elevata lo rivela come Re Spirituale, Imperatore Divino, che governa il Suo Impero Solare attraverso la gerarchia dei Suoi ministri. Tutti gli esseri sono Suoi sudditi, ai quali Egli presiede con scienza onnicomprensiva e sapienza che tutto abbraccia. Egli è tutto questo e sicuramente molto di più – Creatore, Conservatore, Trasformatore dell’universo, Genitore Spirituale di tutti i suoi abitatori.

“Un’idea umana di Dio è quell’immagine di luce abbagliante che l’uomo vede riflessa nel concavo specchio della sua anima e ciò, in verità, non né ancora Dio ma soltanto un Suo riflesso. Là è la Sua gloria, ma è la luce del proprio spirito che l’uomo vede ed è tutto ciò che egli può sopportare con lo sguardo. Quanto più terso sarà lo specchio, tanto più luminosa sarà l’immagine divina. Ma il mondo esterno non può essere visto in esso contemporaneamente. Nello Yogi in estasi, nel Veggente illuminato, lo spirito brillerà come il sole di mezzogiorno; nell’avvilita vittima dell’attrazione terrena la radiosità è scomparsa poiché lo specchio è oscurato dai colori della materia” (V. Iside svelata, Blavatsky).

Tratto da “Il Regno degli Dei” di Geoffrey Hodson,  Edizioni L’Età dell’Acquario