Allarme per gli oceani malati, non sono mai stati così acidi

Secondo i ricercatori, dal momento che i dati attuali relativi alla CO2 in atmosfera sembrano non avere precedenti storici non è chiaro come in futuro il fenomeno influenzerà l’acidità degli oceani e quali potrebbero essere le conseguenze. “Sappiamo che la vita durante gli eventi passati di acidificazione degli oceani non è stata spazzata via, nuove specie si sono evolute per sostituire quelle estinte. Ma se le emissioni di carbonio industriali continueranno al ritmo attuale, potremmo perdere organismi come barriere coralline, ostriche e salmoni”, ha osservato Honisch.
Esaminando i dati relativi agli ultimi 300 milioni di anni, i ricercatori hanno individuato un periodo nel quale la quantità CO2 è aumentata nell’atmosfera, anche se non velocemente come oggi. Il periodo, chiamato Paleocene-Eocene Thermal Maximum (Petm), risale a 56 milioni di anni fa e i ricercatori hanno osservato che nell’arco di circa 5.000 anni il carbonio è misteriosamente raddoppiato nell’atmosfera, facendo aumentare le temperature medie globali di circa 6 gradi e cambiando drammaticamente il panorama ecologico.
Come risultato si estinsero metà degli organismi unicellulari della specie di foraminiferi bentonici e ciò “potrebbe suggerire che anche gli organismi della catena alimentare superiore potrebbero essere scomparsi”, ha osservato una delle autrici, Ellen Thomas, della università di Yale. I ricercatori stimano che durante questo periodo il Ph marino sia sceso di 0,45 unità e di conseguenza gli oceani sono diventati più acidi. Negli ultimi cento anni la CO2 atmosferica è aumentata di circa il 30% e il Ph oceanico è diminuito di 0,1 unità, arrivando a 8,1, un tasso di acidificazione, osserva Honisch, almeno 10 volte più veloce rispetto a quello di 56 milioni di anni fa.